
Nell’ultima parte della sua vita Calvino fu invitato negli Usa a tenere lezioni all’Università di Harvard

Calvino fu invitato a tenere lezioni all’Università di Harvard, ne preparò cinque, edite postume a cura della moglie, non impostò la sesta sulla coerenza perchè improvvisa arrivò la morte.
Sono riflessioni e comportamenti di vita su leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. Uno sguardo sulla leggerezza, valore contrapposto a pesantezza, Calvino ne parla come ideale del suo lavoro di scrittore; “per 40 anni ho cercato per varie strade di sottrarre peso alle figure umane (antenati),ai corpi celesti (Palomar), alle città invisibili, soprattutto alla struttura del racconto (Se una notte.. ) e del linguaggio”, che è “limpido e antiretorico come nelle definizioni scientifiche”.
Riflettendo su esempi del passato riconosce la leggerezza: è Perseo che uccide Medusa pietrificante, è Montale che contro Lucifero che cala sul mondo mette il tenue bagliore di una traccia madreperlacea di lumaca, ma è “ben più di quello di un fiammifero”: ci salva ciò che è più fragile, se lo facciamo persistere.
L’insostenibile leggerezza dell’essere salva Kundera dalla sofferenza di una Praga politica non democratica, da ogni forma di costrizioni pubbliche e private. Salvifica è l’intelligenza di guardare il mondo con un’altra ottica: la letteratura apre vie da esplorare, ma anche la scienza che ci dice che il mondo si regge su entità sottilissime: catena del DNA, quarks, neutrini.

L’informatica è un flusso di informazioni su circuiti e radiazioni senza peso. L’antico grandissimo Lucrezio scrive il poema della materia ma ci dice che la Rerum natura è formata di corpuscoli invisibili, atomi inalterabili ma liberi di deviare dalla linea retta e fa nascere la poesia dell’invisibile “granelli turbinanti in un raggio di sole”.
E ancora la poesia di Dante, di Guido Cavalcanti porta qualcosa che sempre è leggerissimo, raggi luminosi che fan “tremar di claritate l’aere”, anche il linguaggio è di una amabile levità, è un elemento senza peso.
Calvino cita altre creazioni poetiche, Don Chisciotte che vola su una pala di mulino a vento, Ariel della Tempesta di Shakespeare dice “siamo della sostanza di cui son fatti i sogni”. Parla di Cyrano de Bergerac che trasfigura fantasticamente le cose e immagina un volo sulla Luna come Astolfo dell’Ariosto per sfuggire alla forza di gravità calcolata da Newton. L’equilibrio di forze non fa precipitare i corpi celesti, la poesia salva la vita a Shearazad che sa trovare fiabe per il sultano. Sfida tutto ciò che è pesante il barone di Munchausen volando su una palla di cannone.
E Leopardi, che ci accende di amore alla vita mentre ci dice che la felicità consiste nell’aspettarla o nell’uscir da un male più grave, lo dice con immagini di leggerezza: uccelli, il canto di Silvia che sogna il “vago avvenir”, l’infinito, la luce della luna.
Per concludere Calvino scrive che il filo di questa sua lezione è la scrittura: 21 segni alfabetici fanno parole che dicono la varietà infinita delle cose. La poesia dà la leggerezza per reagire al peso del vivere. Le streghe volano per liberarsi dalla pesante condizione della donna.
Esser vecchi non è aspettare l’ultimo giorno, c’è ancora fantasia, desideri, attesa, forza del carattere che dà il meglio di sé nella vecchiaia. Non c’è solo il brutto, quando ci incontriamo non diciamo la cartella clinica dei nostri malanni.
Certamente ogni giorno arriva qualcosa di leggero nella vita di ognuno di noi, anche se solo di un istante: un sussulto di preghiera, il sole, l’aroma del caffè, un sorriso, uno scambio di parole, una pagina letta.
Poi c’è da pensare a quanto abbiamo gratis perché siamo nati qui con immediato diritto di cittadinanza, nella fascia temperata e non abbiamo la pelle nera ricca di melanina per proteggere dalle scottature. Davvero un grande Italo Calvino, suggerisce riflessioni che possiamo fare tutti nella vita quotidiana anche se non siamo poeti né scienziati.
(MLS)