Trecento anni fa la dedicazione del Duomo a Maria Assunta

Pontremoli: si celebra il 6 ottobre il ricordo dell’atto di devozione della comunità a Maria Vergine

“Ogni anno il suono festoso del Campanone del 6 ottobre, ricorda la solenne consacrazione della Chiesa di Santa Maria del Popolo, avvenuta 232 anni fa e precisamente il 6 ottobre 1723, per opera di Mons. Leopoldo Lomellini, Vescovo di Brugnato che era stato delegato da Mons. Ambrogio Spinola, Vescovo di Luni Sarzana, da cui dipendeva allora Pontremoli…”. Con queste parole, mons. Annibale Corradini, parroco del Duomo, nel dare inizio al suo volume “La Chiesa di Santa Maria del Popolo”, edito dalla Tipografia Artigianelli nel 1969, ricordava quanto scrisse nel Bollettino parrocchiale del novembre del 1953.
Un inizio intenzionale, quello del proposto, perché richiamava un momento decisivo per la storia mariana di Pontremoli, che trovava nella dedicazione del massimo tempio pontremolese a Maria Vergine il vertice più alto della propria dedizione, per identificare la protettrice della città di Pontremoli nella sua manifestazione più significativa, quella dell’Assunzione in anima e corpo al Cielo, come sarebbe stato riconosciuto dalla Chiesa, tramite il dogma dichiarato da papa Pio XII nella Costituzione Magnificentissimus Deus del 1° novembre del 1950.
Sono quindi trascorsi 300 anni da quando la comunità pontremolese, a compimento di un triennio particolarmente significativo, sentiva il bisogno di assegnare alla propria chiesa più importante un titolo che esaltasse la figura della Madonna del Popolo nel modo per lei più solenne.
Si chiudeva, infatti, un momento magico per la devozione mariana pontremolese perché nel 1721 la chiesa era stata dichiarata Collegiata ed aveva assunto le funzioni di parrocchiale subentrando a San Geminiano, nel luglio del 1722 aveva visto celebrare con tutta la dovuta solennità il primo centenario del voto dei padri, ed ora assumeva quel titolo che, come ogni altro, aggiungeva un attributo in più alla Vergine, che Pontremoli già venerava assiduamente nei modi più solenni.
L’intitolazione, quindi, oltre ad assumere un preciso significato teologico e devozionale in piena consonanza con quanto voluto dalla Chiesa, si fece anche occasione per impreziosire il tempio con immagini che ne esaltassero la presenza e ne aumentassero la devozione.
Fu un impegno oneroso che coinvolse la comunità a più diverso titolo per esaltare la presenza dell’Assunta nelle sue manifestazioni canoniche dell’assunzione in anima e corpo, evidenziando chiaramente i due momenti più significativi dell’evento.

Vista dall'alto della facciata del Duomo di Pontremoli (Foto Studio di Architettura ARA12)
Vista dall’alto della facciata del Duomo di Pontremoli (Foto Studio di Architettura ARA12)

Sicuramente dominante il momento dell’ascesa dell’anima della Vergine, anche se discordante con la tradizione. La troviamo ascendere al cielo in un tripudio di angeli, al centro del paliotto dell’altare d’argento in un’opera a sbalzo dell’orafo pontremolese Antonio Fornari del 1729; nella parte superiore della tela dedicata all’estasi di San Vincenzo Ferreri; nel mosaico posto nella lunetta sovrastante l’entrata principale del Duomo, realizzato nel 1884 su disegno di Annibale Gatti, il cui bozzetto è posto nella lunetta dell’altare della cappella del Santissimo Sacramento; nella grande vetrata che sovrasta l’organo realizzata nel 1962 su disegno di Pietro Delle Ceste e nella formella della porta di bronzo, opera di Riccardo Rossi del 1965.
La scena, invece, dell’assunzione in anima e corpo della Vergine viene proposta in uno dei capolavori su tela del Duomo, la grande pala di Giuseppe Bottani, posta nel presbiterio dove la Vergine sale al cielo su una nube sorretta da un coro di angeli sotto gli occhi attoniti degli apostoli.
Una ricorrenza, quindi, che, per quanto soprattutto di chiara matrice storica, vuole rinnovare la inesausta venerazione mariana del popolo di Pontremoli che, non dimentico del proprio passato e di quanto ha sempre fatto la Vergine per proteggerlo, coglie l’occasione per rivolgerle il tributo più sincero, come sempre nei secoli.

Luciano Bertocchi