Un Salotto ricco di  incontri

Piazza della Repubblica a Pontremoli con tanta gente dal 26 luglio al 5 agosto con personaggi di fama nazionale

A far festa per i venti anni degli incontri nel Salotto d’Europa sono venuti intellettuali, filosofi, giornalisti noti e graditi, a volte polemici; hanno presentato ognuno un loro libro su fatti e problemi grossi e attuali di politica, di vita ed etica sociale, sport, salute, economia, scienza, poesia. Impossibile richiamarli tutti, eccone alcuni.
Paolo Veronesi oncologo che, come già il padre, ogni giorno salva tante donne colpite da tumore al seno, insieme allo studioso Fabrizio Pregliasco ha insistito sulla prevenzione fatta di periodiche analisi, buone pratiche di vita, niente fumo e stare ben alla larga da supponenti guaritori.
La ricerca scientifica si fonda su dati certi e scrupolosamente sperimentati: come per proteggere nei contagi virali ci sono i vaccini, così per la “Vittoria sul cancro” si studia per avere un farmaco che faccia riconoscere precocemente dal nostro sistema immunitario le cellule maligne e le distrugga.

Il prof. Paolo Veronesi

Carlo Cottarelli, economista, sta attivando con l’Università Cattolica un gruppo di 40 espertissimi di materia economica e giuridica che esporranno a tutti gli studenti delle superiori. Il libro presentato è “Chimere. Sogni e fallimenti della economia”.
I sette sogni per cambiare il mondo globalizzato sono così elencati: criptomoneta, indipendenza delle Banche centrali, sistema economico liberato da speculazione finanziaria, tecnologia che abolisce la fatica, mondo senza barriere, progresso illimitato, tagliare le tasse ai ricchi per avere un “effetto sgocciolatoio” che porterà qualche vantaggio a tutti.
Buone idee singolarmente illustrate, ma chimere ai confini dell’utopia. Cottarelli spiega che la crescita economica fa i conti con problemi di grave preoccupazione: il crollo della natalità e il riscaldamento del pianeta causato dalla cappa di anidride carbonica provocata dalle attività umane.
I paesi si sono date scadenze ma c’è chi le vuole posticipare, Il danno è venuto a partire dalla rivoluzione tecnologica in Occidente da fine Ottocento, che ha fatto aumentare moltissimo la produzione per ora di lavoro. Dal 1980 la crescita non c’è più, sarà possibile averla di nuovo con l’intelligenza artificiale se sarà altrettanto rivoluzionaria?
Molto numerosa la partecipazione per l’incontro con mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita e gran cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II. La serata è partita dalla riflessione del suo libro “La forza della fragilità”: l’autore ha ricordato come “la grande lezione da apprendere è quella riconoscere la nostra comune fragilità per ricomprendere la nostra comune umanità”.
Ed invece, il “santo” unico della nostra società è “San Narciso primo ed unico santo del nostro calendario. Un’idolatria che ci fa mettere da parte tutto e tutti. Dobbiamo capire invece che nonostante il progresso, la tecnologia, restiamo individui fragili. E la recente pandemia ce l’ha insegnato” anche se “è una lezione che non abbiamo imparato, richiudendoci sempre più nel nostro individualismo”.
Mons. Paglia si è poi soffermato sulla fede “che erroneamente riteniamo essere legata al credere o al non credere in Dio. Ma in realtà la fede è qualcosa di più profondo, vuol dire innamorarsi di Dio, del suo messaggio, della sua parola. E quindi dei nostri fratelli, specie quelli più fragili”.
Altra serata con un pubblico assorto in analisi filosofiche e storiche esposte da Massimo Cacciari filosofo-professore. Nel suo libro “Paradiso e naufragio” fa un quadro chiaro su una società vicina al suo tramonto; dalla fine dell’Ottocento l’Europa con la sua millenaria cultura compie il suo “suicidio”.
Uccide la sua anima, il suo spirito (geist), una borghesia in apparenza trionfante, va verso la catastrofe delle dittature e delle due guerre mondiali; di questa civiltà Cacciari ha fatto l’analisi ancorandosi al romanzo “L’uomo senza qualità” di Robert Musil (1880-1942) ingegnere e filosofo, da Berlino per sfuggire al nazismo riparò a Vienna, poi annessa, si rifugiò in Svizzera dove visse in grande povertà.
La perdita di identità – in una società che riduce la realtà ad immagine, che parla dei fatti senza cercare le cause, che al di là dell’osservabile e del dicibile non pone niente, nessuna possibilità mistica (il Paradiso del titolo) – Musil la esplora mettendosi davanti a ogni personaggio con sguardo freddo, a volte crudele e certamente ironico: è uno dei grandi che, come anche Kafka, Rilke, Svevo, Weber, capirono e denunciarono il “naufragio”; questo di nuovo sarà avverrà se nell’attuale passaggio d’epoca i governi non risolveranno con trattati internazionali e vincolanti il problema delle migrazioni e del cambiamento climatico.

Maria Luisa Simoncelli
Riccardo Sordi