Paronetto, Saraceno, Vanoni:  chi furono  i protagonisti di Camaldoli
Veduta aerea dell’eremo di Camaldoli (foto da: www.camaldoli.it)

Il Codice di Camaldoli non fu l’unico contributo cattolico alla progettazione del futuro politico dell’Italia democratica, a testimonianza del fermento intellettuale che coinvolgeva il mondo cattolico in quei mesi.
Tra i diversi documenti prodotti vanno segnalati le Idee ricostruttive di De Gasperi, di fatto le tesi fondative della DC, e quelli del gruppo di intellettuali radunatisi all’Università Cattolica attorno a Padre Gemelli: Dossetti, Fanfani, La Pira, Lazzati, i “professorini” che nel dopoguerra si radunarono attorno alla rivista Cronache sociali.
Alla Foresteria di Camaldoli, il 18 luglio 1943, giunsero per l’annuale settimana teologica un cospicuo di dirigenti del Movimento Laureati, invitati fin dalla primavera da Vittorino Veronese e guidati dall’assistente del Movimento Laureati Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo. Il giorno dopo l’inizio dei lavori l’aviazione degli Stati Uniti bombardò Roma.
La notizia portò ad un’accelerazione dei lavori di Camaldoli, facendo contrarre la prevista settimana per anticipare il ritorno a casa dei partecipanti. Il giorno successivo alla fine del convegno, il 24 luglio, il Gran Consiglio del Fascismo depose Mussolini: il convegno si era legato all’intuizione della fine imminente del fascismo e della guerra.
Nei successivi venti mesi i documenti e le riflessioni scaturite nel monastero benedettino furono sistematizzate nel testo Per la comunità cristiana. Principii dell’ordinamento sociale che sarà pubblicato solo nell’aprile del 1945 dalla FUCI.
Tra i partecipanti a Camaldoli e quanti collaborarono nei mesi successivi alla redazione del testo si ritrovano nomi importanti della politica e della cultura italiana. Tra i primi Aldo Moro – presidente del Movimento Laureati nel dopoguerra – Giorgio La Pira, Guido Gonnella, Paolo Emilio Taviani.
Tra gli intellettuali, il giurista Giuseppe Capograssi, l’economista Franco Feroldi, la storica Aurelia Bobbio. Diversi teologi ed ecclesiastici contribuirono alla parte teologica del testo, la cui edizione definitiva fu curata da Sergio Paronetto, Ezio Vanoni e Pasquale Saraceno, tutti e tre valtellinesi di nascita, di fatto considerati i “padri” del Codice di Camaldoli.
Paronetto (1911-1945) fu dirigente dell’IRI, di cui rifiutò la presidenza nel 1943 per non mettersi a disposizione della Repubblica di Salò. Fautore di un’economia sociale di mercato come punto di equilibrio tra intervento pubblico e iniziativa privata, a soli 34 anni morì per un arresto cardiaco.
Ezio Vanoni (1903 – 1956) fu il Ministro delle Finanze che nel 1951 diede il suo nome alla prima riforma tributaria italiana.
Pasquale Saraceno (1903-1991) fu uno dei più influenti studiosi delle problematiche economiche del Meridione e l’ideatore della Cassa del Mezzogiorno.
Alla settimana di Camaldoli fu presente anche Angela Gotelli (1905-1996); nativa di Albareto, dopo il liceo a Spezia, dove strinse amicizia con la beata Itala Mela, all’università divenne dirigente nazionale della FUCI e successivamente del Movimento Laureati.
Per un anno docente a Pontremoli, prese parte alla Resistenza in Val di Vara e nel 1946 fu tra le 21 donne elette all’Assemblea Costituente. Rieletta alla Camera nel 1948, più volte sindaca di Albareto, la sua biografia, ricca di riferimenti all’esperienza camaldolese, è stata recentemente pubblicata da Nicola Carozza (“Angela Gotelli, Democristiana, costituente, antesignana delle politiche di welfare”, ed. Rubettino 2023).

(d.t.)