
A Bassone, una serata dedicata al racconto della vita del missionario morto il 27 luglio 2003 nella Repubblica Centrafricana
Una serata nella quale ognuno ha potuto riportare alla memoria tanti aneddoti ma anche arricchire la conoscenza della biografia di don Adriano Filippi, disseminata tra le valli della Lunigiana e, alla fine, caratterizzata dalla missione in Africa. Questa, in sintesi, ci sembra una buona descrizione della serata che gli amici di Bassone (in prima fila Angelo e il coro che lo ha accompagnato) e i famigliari (citiamo Graziano e Chiara per tutti) hanno regalato a coloro che hanno risposto all’appello.
Con l’aiuto di foto, video, registrazioni audio, il fratello Graziano ha presentato la sua infanzia, poi il periodo del seminario a Pontremoli, la conclusione degli studi in quello di Parma; l’interesse per la missione provato dall’abbonamento a 5 riviste del settore.
Dopo l’ordinazione, il primo incarico a Bassone, dove realizza il campo per i giochi dei bambini, l’asilo parrocchiale, la musica e il coro per attrarre i giovani.
Si interessa alla caccia, dato che tanti sono i cacciatori attivi in zona. Poi la fotografia, le camminate, le gite e i mezzi per realizzarle. Sempre tendendo all’approfondimento: amplia il numero degli strumenti musicali che è capace di usare; stampa le fotografie; arriva a conseguire la patente ‘C pubblica’ per poter guidare un pullman da 30 posti acquistato di seconda mano…
Si lancia in viaggi in Vespa sulle strade di un’Europa che, a Est, è ancora governata dai regimi comunisti: un prete, solo, in Vespa, che si presenta a posti di frontiera ostili.
Tutto questo, come scriveva l’amico di una vita, don Giovanni Barbieri, sulle pagine del Corriere Apuano l’indomani della notizia della morte, perché spinto da “un animo come quello dei bambini del Vangelo: andare sulle tracce degli uomini per portare gioia, speranza e fede”.
La seconda parte della serata ha riguardato il periodo africano: l’avvio della parrocchia di Wantiguera, nella Repubblica Centrafricana, in sintonia con le Suore Missionarie del Lieto Messaggio di Pontremoli.
Un periodo durato “solo” otto anni ma che ha finito per rappresentare una parte molto (la più?) importante della stessa.
Lì è sacerdote, maestro di musica, fotografo, cineoperatore, radioamatore, geometra, impresario, muratore… e tanto altro. Nei primi tempi si rammarica dell’isolamento e mette tutti insieme: “preti, suore, catechisti e loro gruppi. Non parliamo poi di associazioni o movimenti. Sette mesi di silenzio assoluto”.
Poi il “Progetto Africa”, lanciato nelle scuole della diocesi. Produrrà tutta una serie di documenti (lettere scritte o registrate su cassette, foto, video) con i quali cercava di mantenere aggiornata l’informazione sul suo operato e desta l’attenzione sulla missione.
Un don Adriano troppo impegnato per dare il giusto peso ai segnali di allarme lanciati dalle sue gambe e dai suoi polmoni che, una volta diventati più evidenti, porteranno il suo corpo alla morte e consegneranno la sua anima alla vita eterna.
a.r.