Ricordando don Adriano Filippi a venti anni dalla morte: la gioia di annunciare il lieto messaggio di Cristo
Don Adriano Filippi (1944 – 2003) in terra di missione a Wantiguera

Grande missionario, don Adriano Filippi, lieto di annunciare il Vangelo a tutte le creature. Per la missione di Wantiguera è stato veramente un secondo don Milani.
Amava i ragazzi, amava la scuola e della scuola è stato il promotore a Wantiguera e in tutti i villaggi. “Senza istruzione, diceva, non si avranno mai persone completamente libere e senza persone libere non è possibile alcun sviluppo. Il destino di un popolo si può cambiare solo attraverso la conoscenza e il sapere”.
Don Adriano: vero missionario, portatore di Cristo; la gioia di annunciare il Vangelo. lo rivedo mentre celebra la S. Messa sotto a un gigantesco albero di mango, la cui ombra abbracciava tutti: le nostre vite, i tanti cammini incerti, le rassegnazioni, i sogni e le risorse di un popolo che lotta per sopravvivere.
Sì, i missionari e le missionarie, che ogni giorno spendono la loro vita per portare il lieto messaggio di Cristo – che è amore – a tutti gli uomini in ogni angolo della terra.
Beato chi annuncia il Vangelo, chi ha lasciato casa e famiglia per amore di Cristo e dei fratelli. Beato chi condivide il pane con l’affamato, chi si fa solidale con il povero, chi testimonia la possibilità di un mondo in cui ci siano la giustizia e l’amore. Beato chi, dopo aver operato il bene, non aspetta il ‘grazie’ degli uomini.
Beato chi non si scoraggia e non si arrende di fronte alle difficoltà e alle delusioni ma conforta, istruisce, ascolta, pensa agli altri piuttosto che a se stesso. Beato chi, nel silenzio e nell’umiltà, offre anche un solo bicchiere d’acqua per sostenere i missionari.
Consapevoli che un giorno, davanti al Signore, non porteremo certo la nostra ricchezza, la nostra cultura, il nostro prestigio ma solo la carità e l’amore dimostrati verso il fratello malato, affamato, oppresso, abbandonato. Ecco, questa è la missionarietà.

Suor Liliana
missionaria del Lieto Messaggio a Wantiguera

All’amico sacerdote morto missionario nella lontana Africa

È forte l’emozione che prende nel presentare questa pagina dedicata alla memoria di don Adriano Filippi nel 20° anniversario della sua morte. Come tanti altri, che a quel tempo potevano essere catalogati come ‘giovani’, con lui abbiamo condiviso momenti molto diversi tra di loro: celebrazioni eucaristiche, confessioni, campeggi, camminate, ‘spettacolini’ comico-musicali, canti, infinite discussioni nelle quali esercitava l’arte dell’avvocato del diavolo, prendendo le parti del personaggio (politico o di Chiesa) di volta in volta tirato in causa.
L’ultima cosa che vorremmo sarebbe quella di dare l’impressione di volerlo santificare. Aveva, come tutti, pregi – una grande sensibilità musicale e facilità nell’uso degli strumenti musicali più svariati – e difetti – stando sul ‘leggero’, una grande capacità di dimenticare gli impegni e di arrivare tardi agli appuntamenti – ma non si può non riconoscergli anche una grande facilità nei rapporti umani, che gli permetteva di farsi accettare in ambienti con i quali sarebbe stato difficile entrare in contatto con i modi della pastorale classica.
La musica, appunto, era la chiave che più utilizzava a questo scopo. Ribelle alle scadenze programmate (quanti ‘numero zero’ di giornalini mai andati oltre quel numero!), aveva scoperto, una volta giunto in Africa, l’importanza di una comunicazione fatta attraverso i canali tradizionali e, cosa mai fatta prima, aveva avviato (in prima persona o attraverso amici radioamatori) una corrispondenza abbastanza frequente sulle pagine del Corriere Apuano; sempre con il suo stile scanzonato ma riuscendo a render conto delle difficoltà e delle speranze che la sua attività missionaria incontrava e suscitava.
Chissà quanto ancora avrebbe dato alla Chiesa e al popolo centrafricano e quanto ci sarebbe piaciuto vederlo invecchiare e, chissà, diffondere attorno a sé pillole di saggezza… certo, sempre in musica!

Antonio Ricci