Don Adriano: sacerdote che sapeva guardare oltre i muri della sacrestia

A 20 anni dalla morte, il ricordo di don Adriano Filippi, prete diocesano e missionario in Centrafrica

La diocesi ricorda i 20 anni dalla morte di don Adriano Filippi, inviato come sacerdote “fidei donum” nella Repubblica Centrafricana, dove ha esercitato il suo mandato missionario per 8 anni nella diocesi di Bouar, parrocchia di Wantiguera. Primogenito di Giuseppe e di Gemma Bertocchi, don Adriano nasce il 16 luglio 1944 a Pozzo nella casa della nonna Maria.
Viene battezzato il 23 luglio a Mulazzo dal vescovo Giovanni Sismondo, ospite del parroco don Israele. Su incoraggiamento dei genitori e del parroco, don Emanuele Bertoni, entra in seminario a Pontremoli nel 1955.
Viene ordinato presbitero il 16 agosto 1967 a Mulazzo da mons. Fenocchio. A settembre è nominato parroco a Bassone, dove rimarrà fino al giugno del 1981, quando diviene parroco di Fornoli e Riccò (Tresana).
Nel 1987 è trasferito a Zeri e ritrova con il fratello Lucio, già parroco in loco, e con la madre. Insieme curano le parrocchie della vallata; poi, al trasferimento di don Lucio, don Adriano continuerà insieme a don Giovanni Perini.
Nel 1991 è trasferito a Sassalbo e opera anche a Fivizzano e dintorni in aiuto di mons. Adelmo Conti. Si pone con molta apertura e disinteresse, assistito dalla madre, dapprima a Fivizzano, poi nella canonica di Moncigoli.
Utilizzando strumenti a lui molto congeniali come la musica e il canto, coinvolge i giovani in iniziative culturali e sociali. Ama e cura la liturgia ed è uno dei protagonisti nella esecuzione in Lunigiana della “Messa dei Giovani” di Giombini. Collabora con l’Azione Cattolica Giovani in diocesi e in Toscana.
Frequenta l’università a Parma, facoltà di Scienze Naturali, senza però completare gli studi. Ha la passione per la fotografia, di cui pratica anche lo sviluppo e la stampa. Attiva diverse collaborazioni (tra queste, una è con il Corriere Apuano) e con i radioamatori, promuovendo attivamente la costituzione della sede CB di Aulla.
Seguendo le orme del papà Giuseppe, ama scrivere canti con cui coinvolgere i giovani. Cospicua la sua produzione di canti, sia a scopo liturgico che di animazione sociale.
È uomo e prete attento alle persone più svantaggiate. Durante la sua missione sacerdotale nelle valli di Zeri è fra i fondatori della Pubblica Assistenza.
Trasforma la canonica di Rossano in una casa-famiglia per anziani e circolo di paese. Nel 1987 e poi nel settembre 1989 è in giro per l’Europa con la sua Vespa “modello unico”. Nel 1989, nell’imminenza del crollo del muro di Berlino, viaggia nell’Europa dell’est.

Le iniziative per ricordare don Adriano

Giovedì 27 luglio, nel 20° anniversario della morte, don Adriano Filippi sarà ricordato nella S. Messa in programma alle ore 18 a Pontremoli nella concattedrale, celebrata dal vescovo fra’ Mario. Al termine, in episcopio, sarà inaugurata una mostra fotografica; seguirà un’agape fraterna arricchita con canti e testimonianze. Le iniziative sono a cura della Consulta Missionaria diocesana.
Mercoledì 26 luglio, alle 21.30, nel campetto di Bassone a lui dedicato, cerimonia in ricordo di don Adriano: “Le sue preghiere, le sue Canzoni, la sua Vita”.

Nel 1995, il vescovo Eugenio Binini gli propone, forse inatteso, un trasferimento in Centrafrica che doveva essere di soli due anni. Don Adriano accetta e parte con destinazione Bouar, dove, dal 1993, sono già presenti le suore del Lieto Messaggio di Pontremoli. Vescovo di quella diocesi è mons. Armando Gianni, cappuccino originario di Gragnola.
Si cala con decisione nel nuovo contesto: impara d’impeto la lingua locale per avere una più facile comunicazione con le persone. Gli torna utile la competenza acquisita come radioamatore, fotografo e cineoperatore per documentare e comunicare. Continua ad usare la musica (soprattutto la chitarra) come strumento di animazione e coinvolgimento dei giovani.
Si inventa impresario per le costruzioni della missione della nuova parrocchia di Wantiguera – di cui sarà il primo parroco – e dei villaggi ad essa collegati. Cura molto la scuola e avvia scambi di esperienze con diverse scuole della Lunigiana. Oltre alla evangelizzazione e alla scuola, promuove la sanità e l’agricoltura. È apprezzato dai padri cappuccini, là presenti da tanti anni, sia per il suo impegno che per la partecipazione attiva alla vita diocesana. Rimane in quella parrocchia per otto anni, rientrando in Italia solo per brevi periodi.
Muore a Maigaro (RCA) domenica 27 luglio 2003. È sepolto nel cimitero di La Yolè (RCA).