Silvio Berlusconi, un uomo ricco di beni materiali e di contraddizioni

La sua morte potrebbe dar vita ad una fase nuova per l’area politica di centrodestra

Silvio Berlusconi nel 2019 a Strasburgo (Foto SIR/Marco Calvarese)

Dopo aver tante volte espresso il desiderio e la convinzione di poter allungare oltre i limiti comuni la sua vita, nella mattinata di lunedì 12 giugno, Silvio Berlusconi è morto all’ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato dal venerdì precedente per “accertamenti programmati per la sua patologia”, una leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da tempo.
Inserito nella biografia del fondatore di Fininvest, si potrebbe dire che, anche nell’ultimo attimo della sua vita, abbia voluto confermare il suo “primo amore” nei confronti del mezzo televisivo, visto che la collocazione temporale del suo decesso ha nettamente favorito quest’ultimo rispetto alla carta stampata.
Per tutta la giornata di lunedì sono state, infatti, le varie emittenti televisive a fare la parte del leone nel trattamento della notizia a ciclo continuo. Il fatto, per quanto non del tutto inatteso, ha suscitato reazioni in tutti gli ambienti che, nel corso di questi ultimi decenni, hanno avuto a che fare con l’imprenditore-politico di Arcore.
In gran parte, anche gli avversari hanno tenuto un profilo legato al rispetto nei confronti di quello che, in molte occasioni, era stato descritto come un vero e proprio “nemico” da combattere senza esclusione di colpi.
D’altra parte, proprio il modo di porsi di Berlusconi – prima come imprenditore puro, poi come imprenditore prestato alla politica per “salvare l’Italia dal comunismo” – era in modo inequivocabile caratterizzato dalla volontà di suscitare sentimenti forti: amore sconfinato contro odio viscerale. Non era possibile stare nel mezzo: si pensi solo all’accostamento che fece di se stesso a De Gasperi! Un dualismo che in quegli anni ha segnato in modo abbastanza profondo anche i cattolici italiani, divisi tra un generoso “lasciatelo governare” ed una netta opposizione a quel modo di intendere la politica.

Quelle promesse non mantenute

Silvio Berlusconi fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini in una immagine recente (foto ANSA/SIR)

Che Berlusconi abbia lasciato il segno nella storia italiana più recente è indiscutibile. Sul “come” sono ammessi e perfino inevitabili i distinguo. Se è vero che ha “rivoluzionato” il panorama politico italiano, riuscendo a porsi alla guida dell’elettorato moderato, è pur vero che sono rimasti lettera morta diversi punti dei suoi programmi elettorali.
A cominciare da quella “rivoluzione liberale” che, con riforme adeguate, avrebbe potuto sbloccare l’Italia, proiettandola da protagonista sulla scena europea e mondiale. Niente di tutto questo è riuscito a fare, nonostante il consenso di ampia parte del Paese e l’appoggio di maggioranze, nei numeri, molto consistenti.
Altro nodo mai sciolto è stato il conflitto di interessi, sul quale, va detto, è rimasto impastoiato anche il centrosinistra, nei momenti in cui si è trovato al governo. Inutile, qui, parlare di “persecuzione”: uno stato democratico moderno non può non porre regole in questo campo, visto che sarebbe impensabile impedire ai super ricchi di godere del diritto di candidarsi. Grave anche l’aver mantenuto il controllo esclusivo su Forza Italia.
Il non aver cresciuto una classe politica dalla quale far emergere un delfino potrebbe costare caro alla sopravvivenza di una formazione politica che, fino ad oggi, pur perdendo pezzi e voti da tutte le parti, si è identificata solo con il volto del proprietario. Non sono mancate, invece, le “leggi ad personam”, che tanto dibattito hanno suscitato nel Paese e spesso gli hanno tolto le castagne dal fuoco. Un peso che grava anche sulle coscienze di coloro che, a diverso titolo, hanno contribuito a redigerle ed approvarle.

 

Silvio Berlusconi nel 1985 con Giulio Andreotti, ministro degli Esteri (foto Wikipedia)

La biografia è nota ma degna di essere ricordata, nei suoi tratti salienti, in questa circostanza. Nato il 29 settembre del 1936, inizia la sua scalata alla fama e al successo economico come costruttore negli anni Sessanta-Settanta; la realizzazione più nota è Milano 2, resa possibile dal rilascio della licenza edilizia da parte del Comune di Segrate e della Regione Lombardia.

Silvio Berlusconi con alcuni calciatori del Milan festeggia la vittoria dello scudetto nella stazione 1987-88 (foto Wikipedia)

Negli anni Settanta, in piena bagarre per la liberalizzazione delle trasmissioni televisive, fonda la società finanziaria Fininvest (poi Mediaset) e, con il favore del governo Forlani, ottiene l’uso del satellite per trasmissioni locali; attraverso la rete delle tv locali, riesce, però, a trasmettere in differita nazionale.
La spallata al monopolio della Rai viene portata a buon fine con l’aiuto del governo Craxi (1984) e, in ultima istanza, con la legge Mammì (1990), che legalizza in via definitiva la diffusione su scala nazionale delle emittenti private. È il trionfo della Tv commerciale, che rivoluziona il sistema dell’informazione e dell’intrattenimento televisivo.

Sono anni in cui Berlusconi “sbarca” anche nella grande distribuzione (Standa e Supermercati Brianzoli). Poi verrà anche l’editoria. Il già evidente interesse per la politica (stretti legami con il Psi di Craxi) si concretizza nel gennaio 1994, con la sua “discesa in campo” (fonda Forza Italia), caratterizzata dall’uso intrigante del mezzo televisivo. Con il trionfo nelle elezioni politiche del marzo 1994, Berlusconi diventa presidente del Consiglio per alcuni mesi, sostenuto da Lega Nord e Alleanza Nazionale.
Torna, quindi, a Palazzo Chigi nel 2001 (due governi a suo nome) e nel 2008. Nel 2013 entra in Senato ma, dopo la condanna in via definitiva per frode fiscale, viene dichiarato decaduto dalla carica per effetto della legge Severino. Altrettanto divisivo il uso ingresso nel calcio: la sua vera passione, a detta dello stesso.
Nel febbraio 1986 acquista il Milan e, in poco più di 30 anni, vince tutto quello che c’è da vincere a livello di club. Più recente è l’avventura del Monza. Impossibile fare anche solo un elenco delle vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto, risoltesi con la condanna del 2013, tante assoluzioni e prescrizioni (complici le leggi ad personam).

Antonio Ricci