
La giornata di incontri romani di Zelensky con Mattarella, Meloni e Papa Francesco
La speranza è che, come d’altronde sempre accade, non tutto quello che si sono detti Mattarella, la Meloni e il Papa con Zelensky sulla guerra in Ucraina sia stato esposto nei comunicati stampa e che, specie sul piano diplomatico, molto di più sia stato detto.
Perché nei discorsi ufficiali, al di là della giusta vicinanza e del giusto sostegno alla causa di quella nazione, nessun cenno è stato fatto a un tentativo convinto di far sì che seri colloqui siano al più presto concordati ed avviati per dare una possibilità allo “scoppio” della pace, visto che lo scoppio della guerra e delle bombe non ha nessun bisogno di essere incentivato.
Il viaggio di Zelensky fuori dai confini del suo Paese – che, dopo Roma, è continuato a Berlino, Parigi e Londra – è iniziato in Italia, dove il presidente ucraino ha incontrato le due massime autorità istituzionali e politiche, ed è continuato, nella stessa giornata di sabato 13 maggio, in Vaticano, dove ad attenderlo era Papa Francesco.
“Per l’Italia è un onore averla qui a Roma. Sono lieto di incontrarla nuovamente dopo il nostro incontro di oltre tre anni addietro, anche se la condizione che state affrontando è ben diversa. Noi siamo pienamente al vostro fianco”. Queste le semplici parole pronunciate in avvio di discorso da Sergio Mattarella – primo, in ordine di tempo, ad incontrare Zelensky.

Il capo dello Stato ha poi confermato il “pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina” perché in gioco ci sono non solo l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma anche la libertà dei popoli e l’ordine internazionale. Non si può, dunque, ha precisato Mattarella, pensare ad una pace vera e non a una resa “senza il ripristino la giustizia e il diritto internazionale”.
Parole simili sono state pronunciate da Giorgia Meloni. Il capo del Governo ha affermato di essere disposta a “scommettere sulla vittoria dell’Ucraina”, vittima di una brutale e ingiusta aggressione, e di poter garantire “il sostegno dell’Italia per tutto il tempo che sarà necessario”. A entrambi Zelensky ha espresso il suo ringraziamento e il desiderio di “abbracciare gli italiani uno a uno per il sostegno che ci è stato continuamente offerto a tutti i livelli”.
Ha ribadito di essere per la pace ma, ha precisato, “la guerra la stiamo subendo sul nostro territorio e la pace deve prevedere la giustizia su tutto il nostro territorio”.
Nella conferenza stampa con il presidente del Consiglio ha ricordato che “l’Ucraina l’anno scorso ha proposto la sua formula della pace per far finire la guerra ma la Russia purtroppo ha risposto con missili e artiglieria”. Poi ha denunciato la deportazione di bambini ucraini in Russia: di circa 20.000 ci sono informazioni certe ma “ci sono almeno 200mila bambini nei territori occupati dalla Russia e non sappiamo il loro destino”.

Nella seconda parte della giornata romana, Volodymyr Zelensky ha incontrato Papa Francesco nel corso di un colloquio privato (solo gli interpreti sono stati ammessi) durato una quarantina di minuti.
Come è risaputo, da tempo il Papa sta cercando di poter intervenire in favore, almeno, di un cessate il fuoco, ma per ora i tentativi dei suoi diplomatici hanno cozzato contro le resistenze opposte sia da Putin che da Zelensky.
Il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, ha riferito ai giornalisti che, dopo aver definito “un grande onore per me questa visita”, “il Papa ha assicurato la sua preghiera costante per la pace, assicurando, in accordo con il leader ucraino, di garantire continuità “agli sforzi umanitari a sostegno della popolazione… in particolare con ‘gesti di umanità’ nei confronti delle persone più fragili, vittime innocenti del conflitto”. Francesco ha anche insistito “sulla necessità di continuare gli sforzi per raggiungere la pace”.
A sua volta, Zelensky ha dichiarato, ripetendolo in italiano: “È un grande onore per me, Santo Padre”. All’uscita dal Vaticano, ha poi affidato a un tweet la sintesi dell’incontro: “Sono grato per la personale attenzione [del Papa] alla tragedia di milioni di ucraini. Ho parlato di decine di migliaia di bambini deportati. Dobbiamo fare ogni sforzo per riportarli a casa. Inoltre, ho chiesto di condannare i crimini in Ucraina. Perché non può esserci uguaglianza tra la vittima e l’aggressore. Ho anche parlato della nostra Formula di pace come unico algoritmo efficace per raggiungere una pace giusta. Ho proposto di aderire alla sua attuazione”.
Come detto sopra, stando alle dichiarazioni ufficiali, nessun passo avanti è stato fatto verso l’avvio di un percorso di pace, così come non c’è stato nessun accenno alla volontà, espressa a più riprese da Francesco, di poter intervenire con una missione di pace. A questo punto, davvero, non resta che la speranza del “non detto”.
Antonio Ricci