
Domenica 14 maggio – VI Domenica di Pasqua
(At 8,5-8.14-17; 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21)
In questa domenica continua l’esortazione alla fede nel Signore Gesù: solo Lui ci dà la forza necessaria mediante il dono del suo Spirito.
1. Se mi amate. Gesù vuole da noi un atto di amore più che un atto di fede. Tutti possiamo avere dubbi di fede, ma dobbiamo essere trascinati dal suo amore. Dice il profeta Geremia: “Non penserò più a lui, non parlerà più in suo nome. Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa: mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”. Quello che ci chiede Gesù è la corrispondenza alla sua iniziativa, perché “Lui ci ha amato per primo”. Dio stesso è la fonte della carità, la quale non è solo un generico sentimento di benevolenza, ma arriva fino al dono di sé, fino al sacrificio della propria vita in favore degli altri, ad imitazione dell’esempio stesso di Gesù. E questa è la missione della Chiesa: prolungare nel tempo e nello spazio la missione di Cristo, raggiungere ogni essere umano per far conoscere il valore della propria donazione.
2. Osserverete i miei comandamenti. L’amore del discepolo verso il maestro non si accontenta di parole, ma scende alla parte pratica. È nella logica delle cose che il comportamento sia collegato alla conoscenza, e che la conoscenza comporti anche l’adeguamento della vita morale. Altrimenti si vive nella falsità, nella menzogna. Gesù promette di intercedere presso il Padre, ma si aspetta che i discepoli restino uniti a lui nell’amore.
3. Il Padre vi darà un altro Paraclito. Gesù promette ai discepoli di non lasciarli orfani, ma di mandare lo Spirito consolatore, lo Spirito di verità. Questo dono, che è il frutto delle celebrazioni pasquali, comporta l’osservanza dei comandamenti. Lo Spirito è tutto nell’esperienza religiosa: tutto vive della presenza dello Spirito e tutto nella Chiesa deve essere ricondotto al dono dello Spirito. La Chiesa non è una struttura da aggiornare o da restaurare, ma una Presenza da accogliere, perché lo Spirito agisce all’interno e fa crescere le cose dal di dentro fino a che raggiungano la loro completezza. È lo Spirito l’attore principale della evangelizzazione, è lui che dà la forza di proclamare che Gesù è il Signore, che ci trasforma perché possiamo amare come lui ci ha amati. Per questo nel libro dell’Apocalisse si ripete come un ritornello l’invito ad ascoltare “ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. L’idea che la evangelizzazione sia frutto di strategie pastorali o di nuove tecniche comunicative si è dimostrata perdente. Le anime sono toccate dalla grazia di Dio, noi dobbiamo solo agevolare l’azione di questa grazia. Molte volte abbiamo avuto paura di parlare chiaro per non creare malcontenti, per non urtare la suscettibilità di qualcuno. Ma il messaggio cristiano fa presa quando viene presentato nella sua integrità; se viene diluito, perde non poca, ma tutta la sostanza.
† Alberto