Mons. Camilli: un vescovo che condivise, anticipandoli in parte, i principi della “Rerum Novarum”

Fu a capo della diocesi di Pontremoli al tempo del pontificato di Leone XIII

In questa elegante cornice lignea si ricordano gli antichi benefattori dell’orfanotrofio “Leone XIII”

Del vescovo David Camilli, ritroviamo un ritratto approfondito sulle pagine del Corriere Apuano del 19 dicembre 2009 in un articolo firmato dall’amico e per anni direttore del nostro settimanale, Giulio Armanini. Scrive, Armanini, che “la presenza a Pontremoli di questo vescovo, succeduto a mons. Serafino Milani, fu breve”: nato il 15 gennaio 1847 a Ghivizzano, in diocesi di Lucca, fu nominato vescovo di Pontremoli l’11 febbraio 1889; fece il suo ingresso in diocesi il 7 ottobre e dopo meno di 4 anni, il 16 gennaio del 1893, fu nominato vescovo di Fiesole.
Quindi, sottolinea Armanini, “quando, il 9 aprile 1893, veniva inaugurato l’Orfanotrofio Femminile Leone XIII, di cui era stato ideatore e fondatore, mons. David Camilli era già Vescovo di Fiesole”, diocesi di cui prese possesso il 16 dicembre dello stesso anno. La sua permanenza a Pontremoli fu “breve, ma intensa e di notevole interesse per l’impegno dedicato alla Chiesa locale e per il messaggio che lasciò alla Diocesi Apuana”.
Di lui vengono riportate alcune note scritte da don Emilio Cavalieri: “spirito alacre ed attivo, che comprendeva i bisogni del tempo, energico ed insieme prudente”. Ed ancora: “Non vi fu campo in cui si esplichi il ministero Episcopale, a cui Mons. Camilli non si rivolgesse con ardore, sia nel curare l’incremento della vita cristiana del popolo, sia nell’opera assidua e vigilante a vantaggio del clero e del Seminario”.

Mons. David Camilli, vescovo di Pontremoli dal 1889 al gennaio del 1893 quando fu nominato vescovo di Fiesole

Fu da lui siglato l’accordo con il comune di Pontremoli, per il quale il Ginnasio Vescovile aprì agli studenti esterni; per sua iniziativa fu istituito il Piccolo Seminario, per giovani di modeste condizioni economiche; promosse la costituzione delle Società Cattoliche, in anni in cui “cresceva lo spirito irreligioso”. Nella sua prima lettera pastorale “Per gli schiavi dell’Africa”, del 30 dicembre 1890, invitava la Chiesa ad opporsi a qualsiasi discriminazione sociale.
Nella seconda, pubblicata il 25 gennaio 1891 in vista della Quaresima, scrive Armanini, “spostava la propria attenzione alle cose di casa nostra e lo faceva con un linguaggio violento, soprattutto quando si rivolgeva ai soprusi di un capitalismo che opprimeva le classi lavoratrici”. Anticipava, così, non pochi elementi dell’enciclica “Rerum Novarum” (pubblicata pochi mesi dopo: il 15 maggio 1891), con la quale Leone XIII (1878- 1903) iniziava a definire la Dottrina sociale della Chiesa.
Nella lettera di mons. Camilli – è sempre Armanini ad evidenziare questi punti – si ritrovano il rifiuto dell’efficacia della lotta di classe, l’idea di un futuro “basato sulla concordia e sul superamento delle tensioni, legato ad una più equa considerazione del lavoro degli operai, alla salvaguardia dei diritti dei più disagiati da parte dello Stato, alla valorizzazione delle Società di mutuo soccorso”.
In tal modo il vescovo dava sostegno alla nascente dottrina sociale della Chiesa, chiamata a “predicare in nome di Dio e della stessa umanità che i padroni sieno, quali padri, verso gli operai, accioché questi nelle loro officine crescano morali, sobri, onesti, religiosi e pii”.
Una visione della società che andrà delusa e sarà travolta dagli avvenimenti che segneranno il mondo a partire dalla Prima guerra mondiale.

(a.r.)