
Intervista alla giovane aspirante chef zerasca che racconta: “Studiare in una pluriclasse? Può essere un sistema ottimale”
“Affrontato nel modo giusto, studiare in una pluriclasse è un sistema ottimale”: un’affermazione in controtendenza almeno rispetto al pensiero comune che vorrebbe le piccole scuole di montagna un sistema penalizzante per l’apprendimento. A dirlo è una che l’esperienza della pluriclasse l’ha fatta e ora sta compiendo con successo un percorso di assoluta eccellenza.

Lei è Camilla Duri, 19 anni, di Zeri. Nel 2022 si è diplomata all’istituto alberghiero Pacinotti-Belmesseri di Bagnone. Dopodiché, ha seguito la propria passione. Attualmente studia all’ALMA, Scuola Internazionale di Cucina Italiana, a Colorno (PR), uno dei punti di riferimento italiani per l’alta formazione professionale del settore. Tuttavia, come lei stessa rivendica con orgoglio, il suo percorso inizia in una realtà particolare, poco nota ai più. Cresciuta nella frazione di Castello, territorio comunale di Zeri, dove ancora oggi vive, ha frequentato elementari e medie in una pluriclasse. Lì ha costruito il proprio metodo di studio e lì sono nati alcuni dei valori che anche sui banchi dell’ALMA porta con sé: “il sistema della pluriclasse dà ai ragazzi un metodo di studio, perché offre la possibilità di vedere cosa si affronta negli anni successivi. Mi ha insegnato a essere un passo avanti, a essere curiosa e approfondire a casa gli argomenti fatti a lezione. E siccome in parte conoscevo già il programma futuro, mi ha insegnato a pensare che ciò che facevo un giorno mi sarebbe tornato utile. Affrontata nel modo giusto, la pluriclasse è un sistema ottimale”.
Anche le scuole medie sono state un’ottima palestra per Camilla: “in terza media la mia classe era di sette elementi. Ho trovato i professori giusti, avevano voglia di trasmettere quello che facevano e ci dedicavano molto del proprio tempo fuori da scuola. È stato importante: eravamo seguiti maggiormente, soprattutto per il numero ridotto di ragazzi. In più, non c’era l’ansia di confrontarsi con ragazzi più grandi né la prospettiva che fossero più maturi. E ciò secondo me aiuta anche i ragazzi più insicuri”.

Nella scelta della scuola superiore, invece, sono state fondamentali passione e famiglia: “volevo innanzitutto formarmi. Ero decisa di voler entrare in quell’ambito, anche perché è una passione che mi lega molto a mio padre. È un ambito in cui è possibile essere creativi, ma c’è da studiare”. E, su questo punto, è molto critica: “spesso si sceglie l’alberghiero perché si pensa non si studi o perché non si sa cosa scegliere e quindi diventa la scelta più semplice”. Secondo Camilla questa visione è dannosa e non rispecchia la realtà: “può dare tanti sbocchi a livello lavorativo, poi, come ogni scuola, decidi tu come affrontarla”. Il bagaglio che si porta dietro fin dalle elementari ha permesso a Camilla di gestire molti aspetti dell’istituto professionale: “non ho subìto il salto dalla pluriclasse di Zeri alla classe del Pacinotti, perché avevo imparato a pensare in previsione del futuro. Così sono stata avvantaggiata anche all’alberghiero”. Inoltre, una classe dai numeri ridotti e con ragazzi di diverse età ha agevolato il lavoro di gruppo: “nella scuola di Zeri facevamo molti progetti in gruppo. E ho imparato che nell’idea del gruppo chi era più avanti aiutava chi era più indietro nel percorso. Mi ha aiutato anche all’alberghiero: aiutando gli amici fuori da scuola facevo quello che nella pluriclasse i ragazzi più grandi facevano con me”.
Diplomata al Pacinotti, Camilla si iscrive al corso base di cucina dell’ALMA. Dove, però, “cucina” è un termine vago dalle tante sfumature: “l’ho scelta perché offre una visione ancora più ampia di quel mondo, per avere più scelte in futuro. Un domani vorrò lavorare in questo ambito, ma non so dire chi sarò con precisione”. Ad ALMA, quindi, Camilla affronta il tema a 360°, spaziando dall’economia alla nutrizione, dalla sostenibilità alla cultura del vino. E nonostante ora, concluso il corso base, stia frequentando il Corso Superiore di Cucina Italiana, continua a portare con sé e a rivendicare l’esperienza della pluriclasse: grazie a quella “non mi trovo spaesata. Un domani saremo una brigata in cucina, dovremo collaborare e in ciò la pluriclasse ha aiutato. Inoltre in corso siamo in settanta e i professori ci seguono anche finita la lezione”. Una realtà, insomma, che Camilla vive da quando era alle elementari. E, alla domanda su eventuali aspetti negativi della pluriclasse, “proprio perché mi son trovata così bene”, dice, “non so se vorrei provare una realtà diversa. Ho avuto la possibilità di frequentare una classe normale alle superiori, ma alla fine anche lì mi sono ritrovata in una pluriclasse. C’è sempre chi è più avanti e chi più indietro”. Nel futuro Camilla si vede in Italia: “mi piace e dal punto di vista gastronomico è il meglio. Se ci disinteressiamo del nostro paese sarà sempre peggio: perché spostarmi se posso migliorarlo?”.
Andrea Mori