Le storie di Alessandro, Alcide e Loris, candidati  al diaconato permanente

Domenica 21 maggio, a Pontremoli, il conferimento del ministero dalle mani del vescovo Mario

Mons. Alberto Silvani con i tre candidati al diaconato permanente. Da sinistra: Alcide Rossi, Loris Pucci e Alessandro Frugoni

Alessandro, Alcide, Loris: sono i tre candidati che il prossimo 21 maggio, domenica dell’Ascensione del Signore, riceveranno dalle mani del vescovo, mons. Mario Vaccari, l’Ordine del diaconato permanente, nel corso della celebrazione delle 18 nella concattedrale di Pontremoli. Dispone al n. 29 la Costituzione apostolica Lumen Gentium che “in un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani ‘non per il sacerdozio, ma per il servizio’.
Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nella ‘diaconia’ della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio. Il diaconato rappresenta, quindi, nella Chiesa Cattolica, un grado di servizio conferito tramite il sacramento dell’Ordine, istituto fin dai tempi della Chiesa delle origini e presente anche negli Atti degli Apostoli. In una calda giornata di sole, nei locali della parrocchia di san Pietro ad Avenza, i tre candidati hanno vissuto un tempo di ritiro spirituale, guidati dalle meditazioni di mons. Alberto Silvani, vescovo emerito di Volterra, che li ha accompagnati in un simbolico ‘ultimo chilometro’ del loro cammino di preparazione.
Li abbiamo interpellati a margine del ritiro spirituale, per conoscerli meglio in vista dell’evento dell’ordinazione diaconale. Ne sono emerse tre storie diverse ma accomunate dalla fede nel Signore che guida e sostiene quelli che lo cercano

L’interno del Duomo di Pontremoli

“Non siamo noi a chiedere – inizia a dialogare Alessandro Frugoni, 54 anni originario di Massa – ma Dio che sceglie, per quanto mi riguarda dopo un lungo cammino a servizio della Chiesa. Il primo sentimento che mi viene da esprimere in questa circostanza è il ringraziamento al Signore, assieme al desiderio di lavorare per lui, dando tutto me stesso e ogni energia, per un senso di servizio nei confronti degli altri. Ho iniziato il mio percorso nella parrocchia di san Martino a Borgo del Ponte, grazie a don Anselmo Luciani, frequentando per alcuni anni il seminario vescovile. Poi ho vissuto l’esperienza dei Frati Cappuccini e ho trovato lavoro, ma il desiderio di approfondire il mio percorso di fede è aumentato e sono diventato accolito, svolgendo attualmente servizio nella parrocchia di Romagnano”.
Alcide Rossi, 74 anni proviene invece dal paese di Serravalle, in Lunigiana. “Il senso del ministero diaconale, spiega, è quello del servizio, anche se già da diversi anni sono a disposizione della parrocchia, ma con il conferimento del diaconato questa dimensione si espande e si allarga in modo da essere più utili ai fratelli e rispondere alle necessità della Chiesa. Ho frequentato dalla Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale e da cinque anni svolgo il servizio dell’accolitato a servizio delle parrocchie della Valle del Caprio. Da quando sono pensionato, poi, mi sono dedicato maggiormente alla parrocchia e alle attività parrocchiali, prima come collaboratore, poi come accolito”.
Infine, Loris Pucci, 72 anni, originario di Bagnone, anch’egli pensionato. “Per certi aspetti, dopo tanti anni, quella al diaconato permanente è stata una chiamata inaspettata, che mi riempie di gioia: non la considero la fine di un percorso, ma l’inizio di un altro tempo della mia vita. Tocco infatti con mano la necessità di aiutare le persone che incontro nel mio percorso, non solo in virtù del fatto che faccio parte della Caritas, con cui seguiamo una famiglia di migranti, rifugiati politici, per tutte le necessità che li riguardano. Dopo aver frequentato la Scuola diocesana di formazione teologico-pastorale sono diventato accolito, svolgendo il mio servizio nelle parrocchie di Busatica, Pozzo e Castagnetoli”.
È soltanto dopo il Concilio Vaticano II che la Chiesa latina ha ripristinato il diaconato, mentre le Chiese d’Oriente lo aveva sempre mantenuto. In base alla Lumen Gentium è “ufficio del diacono, secondo le disposizioni della competente autorità, amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura”.
Domenica 21 maggio, questi fratelli inizieranno un nuovo stato di vita ed entreranno a far parte del clero diocesano: con l’imposizione delle mani da parte del vescovo e la preghiera di consacrazione ai tre accoliti verrà conferito l’Ordine del diaconato permanente. Nella simbologia del rito rientra anche l’indossare le vesti liturgiche, che per il diacono sono la stola e la dalmatica; vi è inoltre anche la consegna del Vangelo, che il diacono è chiamato ad annunciare.

Davide Finelli