
Almeno 400 strutture e una stima di più di mille posti letto: gli affitti brevi dilagano anche da noi. Con conseguenze ancora tutte da approfondire.
Dilaga anche in Lunigiana il fenomeno Airbnb. Non è una sorpresa che il più importante sito al mondo di affittacamere, case vacanza e bed and breakfast presenti un’ampia offerta di soggiorni anche nel nostro comprensorio, ma ciò che colpisce è l’entità di un fenomeno del quale si parla soprattutto relativamente ai centri storici delle grandi mete turistiche. Sono oltre 400 le strutture che nei 14 comuni della nostra vallata presenti sul sito della società californiana che dal 2007, in tutto il mondo, offre semplici spazi condivisi, appartamenti, fino ad intere case e a qualsiasi altro tipo di proprietà. Una statistica puntuale dell’offerta di alloggi non è semplice da fare: Airbnb non consente di fare una ricerca di posti letto su un comune ma, inserendo il nome di una località, il numero di alternative varia a seconda di quanto si ingrandisce o si riduce sulla mappa l’area di interesse, che presenta anche offerte di zone limitrofe. Inoltre, gli alloggi già prenotati vengono esclusi dalla ricerca. Con queste avvertenze, che lasciano intuire una sottostima dei numeri, partendo dal nord della Lunigiana e scendendo lungo la vallata, dalla ricerca di un singolo posto letto per la settimana 1-8 luglio, con uno scarto di uno-tre giorni in più o in meno, emerge un’offerta è di 52 strutture a Pontremoli capoluogo e di altre 33 nel suo ampio circondario. Filattiera presenta 19 offerte, Bagnone 35, Villafranca 22. A Mulazzo sono 33 le strutture disponibili a dare ospitalità; a queste si affiancano le 10 di Zeri e le 23 di Tresana. La valle del Taverone (Licciana e Comano) è presente sul portale con 38 attività ricettive, mentre Aulla, Terrarossa e Podenzana offrono, tutte assieme, 13 diverse opportunità, che vanno a sommarsi alle 18 dell’area Albiano-Caprigliola.
La disponibilità più ampia è quella della Lunigiana orientale: 20 “host” sono localizzati tra Fivizzano capoluogo e la porzione di territorio che sale al Cerreto, 25 nella zona di Casola e ben 76 tra valle del Lucido e Fosdinovo. Il sito non consente di osservare quanti siano i posti letto effettivamente offerti ma, ipotizzando un minimo di due posti per ciascuna struttura (in alcuni casi i numeri sono superiori), è facile stimare in almeno 1.000 -1.200 i posti letto complessivamente offerti. Analogamente, non è possibile censire all’interno del portale quante strutture facciano riferimento ad operatori professionali, cioè veri e propri imprenditori della ricettività in strutture di dimensioni ridotte rispetto a quelle di un albergo, e quante invece riguardino privati che offrono stanze o appartamenti a loro disposizione, inserendosi nella normativa degli affitti brevi. Di certo, si può osservare che la diffusione di questa forma di ospitalità è andata di pari passo con la riduzione dell’offerta alberghiera e del relativo indotto occupazionale e commerciale; ad esempio, attualmente in Lunigiana una sola realtà ricettiva è in grado di ospitare in un’unica struttura una comitiva che arrivi in pullman. I soggiorni in immobili gestiti da privati non sono una novità in Lunigiana. Sebbene in vistoso calo negli ultimi trent’anni, il fenomeno delle case affittate a “villeggianti” (spesso spezzini) è stata una caratteristica dell’ospitalità turistica locale negli anni ’70 e ’80, più marcata in alcune aree come Zeri o Comano. Da allora sono cambiate le modalità di soggiorno, con presenze non più di diverse settimane, talvolta di un’intera stagione, ma ridotte a pochi giorni, con l’opportunità per i proprietari di conseguire introiti complessivi ben più alti. Ciò genera una conseguenza che merita di essere approfondita, soprattutto per quanto riguarda i capoluoghi di fondovalle: quanto incide sul mercato dei contratti di locazione a lungo termine l’opportunità di ottenere da case e appartamenti redditi più alti trattando affitti brevi? Nelle grandi città Airbnb è ritenuto uno dei fattori responsabili della riduzione della disponibilità di case in affitto e della conseguente impennata dei canoni di locazione; un fatto portato alla ribalta in queste settimane dalle proteste degli studenti fuori sede in diverse città universitarie. Le dinamiche immobiliari dei centri di fondovalle della Lunigiana, come Pontremoli, Villafranca e Aulla, sono completamente diverse, ma il tema andrebbe approfondito, anche alla luce della tesi – portata avanti già da diversi anni dalla stessa azienda statunitense, che nel 2017 sul tema avviò un progetto pilota assieme all’ANCI – secondo la quale il boom degli affitti brevi contribuirebbe a combattere lo spopolamento delle aree interne. Una tesi che fa a pugni con i dati demografici delle zone rurali di tutta Italia: sicuramente queste risultano valorizzate da un punto di vista turistico, con ricadute positive, quindi, sul tessuto economico locale, ma, nonostante tutto, in quei luoghi non si è ancora arrestato il calo del numero dei residenti.
(Davide Tondani)