
Dopo il Regina Coeli della seconda domenica di Pasqua, papa Francesco, “certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo”, ha rivolto “un pensiero grato alla memoria di san Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate”. La voce di Francesco si leva spesso a difesa dei deboli delle periferie del mondo e nostrane; mai, però, si era levata a favore della Chiesa, cioè “dei propri interessi”.
Non è stato tenero con la pedofilia, non è stato tenero nel denunciare certi stili di vita di ecclesiastici. Le risposte sono giunte solo dando visibilità alle testimonianze di vita dei tanti che onorano il Vangelo di Cristo. Nel frattempo, però, gli attacchi, veri o presunti, alla Chiesa sono diventati pane quotidiano. Non basta più prendersela col prete, con la suora o col cardinale, bisogna andare più in alto.
Così, il dramma di Emanuela Orlandi, figlia di un dipendente del Vaticano, scomparsa nel 1983, su cui si sono già arenate due inchieste della magistratura italiana, è giunto ad occupare di nuovo le cronache, mentre poco rilievo era stato dato all’iniziativa parlamentare per costituire una Commissione ad hoc e al fatto che lo stesso papa Francesco, sperando di mettere fine a questa triste vicenda, abbia incaricato il promotore di Giustizia del Vaticano di “indagare ad ampio raggio senza condizionamenti di sorta e con il fermo invito a non tacere nulla”.
Prima c’erano dei sussurri, ora, dopo la convocazione in Vaticano del fratello Pietro Orlandi e dell’avvocato Sgrò, si sono rotti gli argini. I “si dice” sono tanti. Si sa da “fonte attendibile” (?!) che la pedofilia negli anni ’80 era prassi… c’è anche un malavitoso che si dice sicuro “per sentito dire” e racconta di festini.
Lo stesso Orlandi ha dichiarato: “Mi dicono che il Papa [s. Giovanni Paolo II, ndr] usciva la sera con due monsignori, certo non per benedire le case”. Queste cose sono state dette in televisione e per questo le riportiamo.
Sui “si dice” non si può costruire la verità. Quanta gente è distrutta dai “si dice”, quanto fango si sparge gratuitamente sulle persone. Il dolore delle persone va rispettato, ma va rispettato anche il dolore e la sofferenza di chi ama colui che viene calunniato, soprattutto quando quest’ultimo non è nella possibilità di difendersi perché è morto.
Prima del Papa era intervenuto il card. Dziwisz, già segretario personale di Wojtyla: “Avventatissime affermazioni, ignobili insinuazioni, accuse farneticanti formulate senza prove e senza indizi”. Le parole di Papa Francesco in mondovisione si rendevano necessarie poiché queste “voci” si erano diffuse in tutto il mondo. Ma volevano forse anche dire che la pazienza è finita. I diffusori di voci non hanno saputo dare i nomi delle “talpe”, se non quello di un malavitoso della Magliana. Una fonte di questo tipo può essere definita a cuor leggero “attendibile”?
Giovanni Barbieri