Non è solo una  questione di parole
(foto Francesco Ammendola – Ufficio Stampa e Comunicazione Presidenza della Repubblica)

Crediamo non ci sia proprio nessuna possibilità di appello sul giudizio a carico di certi strafalcioni pronunciati da un ministro e dalla seconda carica dello Stato. Francesco Lollobrigida è andato a riesumare, non si sa dove, un concetto – quello della ‘sostituzione etnica’ – che gli ha tirato addosso ogni genere di accuse, riassumibili in quella di ‘razzista’. Immancabili i tentativi di schivarne le conseguenze, tutti peggiori dello stesso ‘fatale errore’.
Come possa un politico, non di prima nomina in Parlamento, promosso ministro, a questo punto bisogna dirlo, non si sa per quali meriti, affrontare temi così complessi e di cui non può essere incolpato solo il governo di cui fa parte (da una parte la disoccupazione, dall’altra la mancanza di mano d’opera in certi settori), non è dato sapere. Cosa dire se si finisce col pensare che sia solo una questione di tara ideologica?
Ignazio La Russa, da parte sua, ha pensato bene di spegnere le polemiche sulle radici fasciste di questa maggioranza usando la benzina: la parola ‘antifascismo’ non è presente nella Costituzione repubblicana. Anche in questo caso, il tentativo di mettere una toppa per rimediare alla figuraccia si è rivelato peggiorativo. Giusto o sbagliato che sia chiedere oggigiorno condanne esplicite del fascismo (e, in questi giorni celebrativi della Resistenza, dell’ancor peggiore nazi-fascismo), è fuori di dubbio che la nostra Repubblica sia nata in totale rottura con il Ventennio e con il regime che ha privato per due decenni gli Italiani della libertà, giungendo a coinvolgere il Paese in una guerra per descrivere la quale nessun termine negativo sarà mai sufficiente né esaustivo.
Non vale niente giustificarsi dicendo che la Resistenza è stata fatta “ostaggio” dalla sinistra perché, comunque, essa è stata e rimane un gesto che andava e va oltre le ideologie e le raggruppava nel nome della libertà: le divisioni, come è naturale, sono sopraggiunte dopo e le responsabilità sono da dividere in parti magari non uguali ma inevitabili. Così pure non ha senso, per un esponente politico italiano di rilievo, accomunare la Resistenza ai nazi-fascisti alla lotta dei cecoslovacchi contro l’invasione sovietica, al solo fine di intorbidare le acque.
La Resistenza è un fatto nazionale; le prevaricazioni e gli eccidi successivi all’8 settembre sono fatti che riguardano direttamente gli Italiani. Le sopraffazioni del comunismo sono avvenute in altre nazioni; sono più che degne di solidarietà, a suo tempo la ebbero e possono essere ricordate in occasione di quelle date (non c’è che da scegliere: 4 novembre 1956, 23 agosto 1968…) che non potranno mai essere dimenticate da chi le ha vissute, sia pure dall’esterno; ma il peggior servizio che si possa fare alla verità è quello di cercare di nascondersi nel polverone che certe dichiarazioni possono sollevare.

Antonio Ricci