Animare le periferie, piene di case ma vuote di relazioni

Al convegno nazionale delle Caritas a Salerno era presente anche una delegazione della nostra diocesi

“Agli incroci delle strade. Abitare il territorio, abitare le relazioni” era il tema del 43° convegno delle Caritas Diocesane, che si è tenuto a Salerno tra il 17 ed il 20 aprile. Faceva parte dei 660 partecipanti anche la delegazione della nostra diocesi, guidata dal vicedirettore don Luca Signanini.
Ad aprire i lavori i saluti istituzionali dell’arcivescovo di Salerno-Campagna-Acerno, mons. Andrea Bellandi, del sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, e di Vincenzo de Luca, presidente della regione Campania.

Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas italiana – (Foto F. Carloni /Caritas italiana)

Ha presentato il fitto programma mons. Carlo Redaelli arcivescovo di Gorizia e presidente di Caritas Italiana, che ha sottolineato come questo cammino delle Caritas diocesane non sia scollegato da quello complessivo della Chiesa.
Lo scopo degli organizzatori era quello di rileggere insieme la realtà dalla prospettiva delle periferie; obiettivo ben raggiunto anche grazie alle storie di riscatto raccontante nel corso dell’assemblea. Le periferie – come ci ricorda Papa Francesco – devono essere considerate come centro. “È solo cambiando questo paradigma – hanno spiegato i relatori che si sono susseguiti nel corso delle giornate di lavoro – che possiamo avviare un vero processo di cambiamento”.
Il prof. Giovanni Laino, docente di Tecnica e pianificazione urbanistica presso l’Università Federico II di Napoli, ad esempio, ha detto che “le periferie hanno bisogno di programmi non occasionali, che rendano effettivamente esigibili i diritti. Sono importanti gli spazi, ma allo stesso tempo le risorse umane, le risorse economiche e le competenze. E, per fare questo, occorre un approccio integrato e pluridimensionale”.

La sala del 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane a Salerno – (Foto F. Carloni /Caritas italiana)

Il prof. Carmine Matarazzo, ordinario di Teologia pastorale alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, ha aggiunto che “le periferie sono prima di tutto esistenziali, spesso deserti di case che pur pullulando di palazzi sono vuote di relazioni, di incontri, di amore”. Immancabili sono state le voci del territorio, levatesi durante la tavola rotonda condotta da don Bruno Bignami, Direttore dell’Ufficio CEI per i problemi sociali e del lavoro.
Particolarmente toccanti sono stati gli interventi di don Gino Ballirano, parroco di Casamicciola, comune termale dell’isola d’Ischia; don Maurizio Patriciello, il prete della terra dei fuochi; Gennaro Pagano, coordinatore del “Patto educativo” per la città metropolitana di Napol; don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di Trivento.

Don Luca Signanini con la delegazione della nostra diocesi

“Non è possibile fare esperienza del Risorto se non toccando le ferite – ha detto don Bruno -. C’è possibilità di cura laddove c’è possibilità di avvicinarsi, di farsi prossimi. È possibile rinascere solo a una condizione: laddove le persone si mettono insieme, creando comunità”.
Uno dei momenti salienti del convegno è stato quello dei gruppi di lavoro, invitati ad approfondire il tema della povertà declinato sotto cinque aspetti: salute, educazione, giovani, missione e migranti. Filo conduttore è stata l’idea di una pastorale integrata, che favorisca, nei territori diocesani, una corresponsabilità tra gli operatori.
Tale suggestione è emersa anche dalle parole conclusive di don Marco Pagniello, il quale ha suggerito l’attuazione di “un piano di corresponsabilità, volto a rimuovere i macigni e ricomporre le fratture che ci impediscono di andare avanti, imparando a discernere insieme, a coprogettare e creare reti comunitarie. Occorre passare dal fare il bene al volere bene, nella prospettiva dell’annuncio del Vangelo, perché gli altri ci stanno a cuore e perché chi è amato bene, a partire dai poveri, si ricorda di questo amore e lo trasmette agli altri”.