

La “Giornata internazionale dei diritti della donna”, nota anche come “Festa della donna” è occasione per ricordare sia le conquiste sociali, economiche, politiche, sia la discriminazione e le violenze di cui le donne sono state, e sono ancora, oggetto in ogni parte del mondo.
La disuguaglianza fra i sessi, alla radice della “questione femminile”, comporta tutt’oggi prezzi altissimi da pagare. Una strage senza fine quella delle donne incappate in uomini violenti, nella maggior parte fra le mura domestiche; resa possibile dalla negazione della dignità, dalla coercizione psicologica, dall’uso della forza bruta.
Troppe le vittime per mano violenta – fino all’assassinio – di un marito, di un compagno o di un ex che non sa accettare un ‘no’, ma anche a causa di un sistema che ancora non le protegge come dovrebbe. I femminicidi sono ‘solo’ la punta dell’iceberg perché dietro le stime ufficiali c’è una quotidianità di violenze non dette.
Gli ultimi dati fotografano una popolazione femminile messa alle corde, cui viene negata pure l’indipendenza economica indispensabile per potersi allontanare da compagni immaturi e cattivi. Mamme sole, con ricadute sui bambini facilmente immaginabili. Anche su quelli che non nasceranno mai. Infinite storie di donne: utilizzate, sfruttate, rese schiave, relegate a ruoli di subalternità, considerate oggetti e possessi.
Vittime di di pregiudizi cristallizzati nel tempo e di usanze umilianti. In alcune aree del mondo risultano ancora più evidenti le disparità. Nel triste fenomeno migratorio dei popoli, è ancora l’altra metà del cielo a subire maggiormente ogni sorta di male, incluso il disagio di un inserimento “selvaggio” per adempiere ai gravosi compiti a cui sono chiamate.
Papa Francesco, come altri papi hanno fatto, si sofferma spesso sul valore della dignità femminile, rimarcando con determinazione che la violenza è piaga gravissima, folle spirale, pura vigliaccheria, degrado per gli uomini e per tutta l’umanità. Urge davvero educare fin dai primissimi anni di età al rispetto, alla parità, al rifiuto della prevaricazione per costruire ponti di accoglienza e di dialogo.
La prevenzione della violenza richiede ascolto, testimonianze, reti di sostegno e strumenti per offrire alle donne alternative di vita libera, aiutandole ad amarsi, nella consapevolezza della loro bellezza interiore di cui debbono, per prime, essere orgogliose e aver cura. Sempre. Uomo e donna sono due unità distinte ma complementari, che insieme formano il nucleo fondativo dell’umana famiglia.
Auspichiamo, allora, un 8 marzo più povero di slogan e più ricco di riflessioni, di impegni concreti, onde attuare quanto resta da fare per la piena conquista della parità e del rispetto. Si può invertire la rotta, anzi si deve, a partire proprio dall’Italia, con politiche di genere serie ed efficaci. Diversamente, continueremo a piangere, pur nell’invasione della incolpevole, effimera mimosa, le prossime vittime di un Paese che, forse non ama abbastanza le “sue” donne. Impoverendosi, così, fino al collasso. Ivana Fornesi