
Per giorni ho atteso che la presidente del Consiglio facesse quello che appariva scontato e ovvio: rendere omaggio alle bare del naufragio di Cutro incontrando anche i superstiti. Più passavano le ore e più non mi capacitavo del perché un gesto del genere non venisse fatto. Fino a quando, ripensando alle migliaia di post su Facebook in questi quindici anni, ne ho compreso il motivo.
In questo lasso di tempo, la macchina propagandistica denominata “La Bestia” ha aggirato le già fragili coscienze degli italiani orientandole verso una unica narrazione per la quale gli stranieri sono spacciatori, stupratori, ladri e anche un po’ benestanti con i loro telefonini. Attraverso una selezione dei fatti mostrati, le reti Mediaset (soprattutto Rete4) e la parte di Rai in quota Lega ripetevano il mantra trasformando lo stereotipo in pregiudizio. A poco serviva fornire dati statistici non manipolati.
Si deve sapere che le statistiche si manipolano alla fonte, scegliendo il campione statistico e non falsificando il dato! Vuoi mostrare che gli stranieri hanno una maggiore propensione a compiere un reato odioso come lo stupro?

Basta comporre il campione ignorando che gli stranieri sono più numerosi nella fascia 20-40 anni, mentre gli italiani sono più numerosi nella fascia 60-80: ovvio che il dato sarà maggiore per i primi! Il risultato è stato la più squallida operazione di disumanizzazione delle coscienze degli italiani! La stessa cosa era già accaduta nel 1956 ma a parti invertite. I morti e gli immigrati erano italiani, chi li giudicava come poco di buono era il popolo belga.
Mi riferisco alla tragedia nella miniera di Marcinelle, l’8 agosto del 1956. Lì trovarono la morte quelli che la stampa descriveva come ladri e criminali e responsabili dell’insicurezza che regnava nelle città di quel Paese.
Dopo giorni di attesa, alla fine i giornali dovettero titolare: “Sono tutti morti”. Queste tre parole campeggiarono sulla prima pagina dei giornali di Charleroi, usciti di buona mattina in edizione straordinaria, listati a lutto. Da quel momento a belgi scoprirono un’altra verità, taciuta dai media fino a quel momento: erano poveri Cristi che cercavano un futuro migliore per i propri figli.
Lo stereotipo fu spezzato e con esso il pregiudizio. Quei fatti furono definiti come “Une honte nationale” – una vergogna nazionale – e da quel momento l’atteggiamento dei belgi nei confronti degli italiani mutò.
Confrontando i due fatti, il motivo del mancato omaggio a Cutro mi è apparso chiaro. Dopo decenni passati a manipolare gli elettori con le loro mezze verità, né Meloni, né Salvini avrebbero potuto andare a rendere omaggio a quelle bare né a dei poveri cristi che cercavano un futuro migliore per i loro figli.
Per decenni hanno urlato che sui barconi vi erano solo criminali, spacciatori e stupratori e quindi non era possibile che si mostrassero accanto a bare di donne, di adolescenti, di bambini e di bambine magari ascoltando anche le storie di chi era sopravvissuto. Avrebbero mostrato ai loro elettori l’inganno che hanno costruito in questi anni. L’altro sarebbe diventato “nostro” attraverso il sacrificio!
Stefano Gaffi