Carrara: ecco la ricostruzione  del volto di san Ceccardo

Presentati sabato scorso nel duomo della città appanna gli esiti di una ricerca multidisciplinare

La ricostruzione del volto di San Ceccardo

Dopo due anni dalla ricognizione canonica, avvenuta nel febbraio del 2021, sono stati presentati i risultati dell’analisi multidisciplinare sui resti del vescovo Ceccardo, il santo patrono della città e del vicariato di Carrara.
L’iniziativa, intitolata “Il volto di san Ceccardo” è avvenuta sabato 4 marzo nel duomo di Sant’Andrea di fronte ad un attento pubblico di uditori e appassionati che sono stati condotti in un viaggio indietro nel tempo di molti anni, fino al IX secolo, epoca in cui il vescovo Ceccardo, secondo la tradizione, trovò il martirio a Carrara. Il vescovo Mario Vaccari, nel suo saluto iniziale, ha sottolineato come la ricerca scientifica e l’approfondimento culturale possano essere di aiuto anche nei confronti della crescita del culto e della devozione nei confronti dei nostri patroni.
Poi è intervenuto don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio nazionale per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto, che ha evidenziato come le reliquie dei santi, se da una parte rappresentano una sfida nel rapporto tra scienza e fede, dall’altra sono una opportunità per inquadrare da un corretto punto di vista antropologico il rapporto tra la vita terrena e l’aldilà. In rappresentanza del Comune di Carrara era presente la vice sindaca, Roberta Crudeli, che nel suo saluto ha parlato dell’elemento identitario di una città come contributo significativo alla festa che ogni anno si celebra per san Ceccardo.

L’intervento del vescovo Mario nel Duomo di Carrara

Le complesse operazioni che hanno caratterizzato le analisi sono state effettuate dall’equipe della Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, rappresentata nell’incontro dall’antropologa Simona Minozzi e dagli archeologi Agata Lunardini e Giovanni Gatti; quest’ultimo ha anche introdotto e coordinato l’incontro. Il video racconto proiettato nel corso della conferenza è stato curato dal fotografo documentarista Marcello Gambini. Infine, la ricostruzione fisiognomica del volto di san Ceccardo è stata realizzata da Stefano Ricci, antropologo dell’Università di Siena.
Agata Lunardini, direttrice del Museo delle Mummie di Borgo Cerreto (PG), nel suo intervento ha dato prima conto delle ricognizioni canoniche effettuate sul corpo del santo avvenute nel corso dei secoli. Ha parlato anche delle operazioni di prelievo delle reliquie, che ha permesso di procedere alla consacrazione di altari in alcune chiese: nello specifico, nella chiesa parrocchiale di san Ceccardo nel 1996, ad Avenza nella chiesa parrocchiale di san Pietro nel 2010 e infine, nel 2012, nella chiesa parrocchiale di san Michele a Gragnana. Nella cassa di zinco in cui erano conservati i resti mortali del santo era presente un corpo completamente scheletrizzato e disarticolato ma in ottimo stato di conservazione. Inoltre è stato compiuto uno studio radiologico delle ossa – radiografie e tac – cui è seguito uno studio per la datazione al radiocarbonio 14.
L’antropologa dell’Università di Pisa, Simona Minozzi, ha invece dettagliato lo studio antropologico sui resti del vescovo Ceccardo perché le ossa rappresentano una memoria biologica importante, contenendo numerose informazioni quali il colore, la forma e il livello di consumazione, che hanno permesso di giungere ad alcune conclusioni. L’analisi ha ricostruito un profilo biologico di un individuo di sesso maschile, di età tra il 30 e i 45 anni, con statura di 160 cm e costituzione piuttosto robusta, con una inserzione muscolare ben sviluppata, con alcuni elementi di stress che indicano carenze nutrizionali durante l’infanzia e processi infiammatori in età adulta.
La datazione radiocarbonio c14 è congruente con il periodo della morte di san Ceccardo, documentata dalle fonti storiche che la collocano attorno all’anno 860. Un discorso a parte merita il cranio, che è stato studiato in modo particolare.
Dalla diagnostica per immagini effettuata si è arrivati ad un modello, derivato da una stampa in 3d in polipropilene, che è servito per la ricostruzione del volto operata da Stefano Ricci, antropologo dell’Università di Siena, che nel suo intervento ha spiegato le diverse tecniche che si possono adottare per questo tipo di ricostruzioni, dove elementi chimici e fisici si fondono con le capacità artistiche dell’operatore.
Terminati i vari interventi degli esperti nelle diverse discipline e settori, si è passati ad un momento significativo dell’incontro, cioè lo scoprimento del volto del santo Ceccardo, effettuato dal vescovo Mario, che ha suscitato l’applauso dei presenti. L’analisi multidisciplinare è stata resa possibile con il contributo di: VF Marmi srl, Cooperativa Cavarori Lorano srl, Radiologia USL Toscana Nord Ovest, Università di Pisa, Adamo Ceccarelli.

(df)