
Nessuno, nemmeno nella maggioranza di governo, poteva essere convinto che limitando o addirittura impedendo alle organizzazioni non governative di compiere i salvataggi in mare si sarebbe risolto il problema degli sbarchi di migranti. Ma bisognava dare una risposta alle promesse elettorali e credibilità alla bufala secondo la quale le Ong sarebbero in combutta con i trafficanti di profughi, sarebbero i taxi del mare ed altre amenità di questo tipo.
Ora che il Decreto legge per fermare i flussi migratori è già stato approvato alla Camera e in via di votazione al Senato, si fanno i conti con la realtà. Con la proibizione di fare salvataggi multipli e con l’indicazione di porti spesso ben lontani dal primo porto più sicuro, con prassi burocratiche complesse in mare e a terra, si allungano i tempi e si impediscono salvataggi. Da notare che ci sono anche sanzioni pesanti.
Malgrado queste limitazioni, gli sbarchi a Lampedusa, e non solo, sono continuati a ritmo quasi frenetico. Negli ultimi giorni, la Guardia di Finanza e la Capitaneria hanno soccorso 45 migranti (fra cui 7 donne) stipati su di un barchino di 7 metri e hanno trovato anche un immigrato privo di vita. Poco prima, su un altro barchino, erano state soccorse 37 persone. Il 19 febbraio, sull’isola di Lampedusa sono giunte complessivamente 848 persone; 958 il giorno precedente. La settimana scorsa sono sbarcate sull’isola oltre 4mila persone.
Lunedì mattina, nell’hot spot, che può ospitare 400 persone, erano ancora presenti 2.168 ospiti. Nessuno di questi è arrivato con le navi Ong. Eppure si continua ad insistere sul “trattamento speciale” contro di esse. Questa volta, però, la legge non è passata inosservata. Il Tribunale di Catania ha ribadito che “assistere i naufragi è un obbligo”.
Ma ci sono voci anche più autorevoli. In una lettera al ministro dell’Interno Piantedosi, Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, dice che il governo italiano “deve considerare la possibilità di ritirare il decreto legge” sulle Ong, oppure adottare durante il dibattito parlamentare tutte le modifiche necessarie “per assicurare che il testo sia pienamente conforme agli obblighi del Paese in materia di diritti umani e di diritto internazionale”.
Anche le Nazioni Unite hanno richiamato il governo Meloni: “È un modo sbagliato di affrontare le questioni umanitarie. Si rischia di far morire più persone in mare”, ha detto l’Alto Commissario Volker Turk, invitando pure lui il governo italiano a ritirare il decreto legge. Si diffida inoltre dal rinviare alle basi libiche i profughi del mare in quanto ormai è noto a tutti che quello non è il paradiso terrestre. Il tutto mentre la nave di Emergency, reduce da due soccorsi, viene indirizzata, in nome della sicurezza di quella gente, verso il porto di Civitavecchia. Il governo sembra sordo ad ogni richiamo.
Giovanni Barbieri