Quando Ettore Viola  fondò l’Istituto del Nastro Azzurro

A Roma, cento anni fa, il 24 febbraio 1923: possono farne parte i decorati al Valor Militare

La targa sulla canonica di Fornoli che celebra Ettore Viola, l’eroe del Grappa

Cento anni fa, il 24 febbraio 1923, venne fondato a Roma l’Istituto Nazionale del Nastro Azzurro fra i combattenti decorati al valor militare: promotore dell’iniziativa fu il lunigianese Ettore Viola: a lui, che durante la prima guerra mondiale erano state assegnate una medaglia d’oro e due d’argento, venne affidata la carica di primo presidente. Il “nastro azzurro” richiamava il colore del nastrino turchese che sosteneva la medaglia (che poteva essere d’oro o d’argento) “al valor militare” istituita nel 1833 da Carlo Alberto di Savoia Carignano.
Erano stati proprio i Savoia a porsi il problema della necessità di riconoscere con una onorificenza gli atti di particolare valore compiuti dai militari. Il primo era stato Vittorio Amedeo III che nel 1793 aveva istituito il “distintivo di onore”, una medaglia d’oro o d’argento riservata a sottufficiali e militari di truppa del Regno di Sardegna. Nel 1815 Vittorio Emanuele I lo soppresse, istituendo a sua volta l’Ordine Militare di Savoia che, tuttavia, ebbe anch’esso vita breve a seguito della decisione assunta da Carlo Alberto nel 1833. L’Istituto del Nastro Azzurro venne regolato da uno statuto definitivo approvato nel 1928, quando Ettore Viola che lo aveva promosso era ormai in esilio volontario in Sudamerica.
Avevano e hanno tuttora diritto di essere soci ordinari dell’Istituto tutti i decorati al valor militare. A seguito dell’approvazione delle leggi razziali del 1938 da questo diritto erano stati esclusi i cittadini ebrei, che vennero riammessi il 9 settembre 1943. L’Istituto dunque non solo sopravvisse alla fine del Fascismo, ma venne confermato anche dopo l’Armistizio e l’inizio dell’Italia repubblicana, periodo nel quale tuttavia lo statuto dovette essere adeguato: quello nuovo fu approvato nel 1966.
Oltre alle persone fisiche possono far parte dell’Istituto anche soggetti come i reparti militari o gli Enti Locali (Regioni, Province e Comuni) in qualità di “Soci d’Onore”.

Da Fornoli, a Roma, all’esilio: la storia dell’eroe del Grappa

Ettore Viola (1894 – 1986)

Ettore Viola nasce a Fornoli di Villafranca il 21 aprile 1894. La mobilitazione generale del maggio 1915 per l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale lo vede prima a Bassano, poi impegnato nel settore di Monfalcone. Promosso ben presto sottotenente ottiene in breve tempo il grado di tenente di complemento: a ottobre è ufficiale nel 75° reggimento fanteria e, nel 1916, viene decorato con due medaglie d’argento al valor militare. Il 18 maggio a Monfalcone, il 4 luglio a Cima del Carso per il valore dimostrato a quota 121, combattimenti nei quali viene ferito. Si distingue a tal punto da essere promosso al grado di capitano e, nella primavera 1918, viene assegnato al sesto Reparto d’Assalto che, il 18 maggio, guida in un’azione a sorpresa sul monte Grappa.
Anche questa volta viene ferito, suo nome a quello del costone del massiccio montuoso. Viene inoltre decorato con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia. Passano quattro mesi e il 16 settembre si rende protagonista di un atto che gli vale la Medaglia d’Oro al Valor Militare: guida infatti la sua compagnia di Arditi in un attacco temerario in Val Seren, nel versante bellunese del Grappa. Quasi tutti i suoi uomini cadono sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, ma Ettore Viola riesce a conquistare una importante posizione con i soli tre rimasti e a difenderla da undici contrattacchi austriaci mettendosi al comando, unico ufficiale rimasto, degli effettivi che sopraggiungono. Alla fine, rimasto solo, viene fatto prigioniero, ma riesce a fuggire subito durante un trasferimento. 

È “l’Ardito del Grappa” e tale resta anche a guerra finita; D’Annunzio lo vuole con sé a Fiume, ma finita “l’impresa” viene messo a riposo per infermità a causa delle ferite patite al fronte negli anni precedenti. Ettore Viola è fascista convinto e accetta la candidatura al Parlamento nel “listone” di Mussolini: nell’aprile 1924 viene così eletto in Toscana alla Camera e a Montecitorio guida il gruppo degli ex combattenti, preludio dell’elezione a presidente dell’associazione nazionale combattenti e reduci che avviene a luglio nel congresso di Assisi.
In quella stessa occasione fa approvare un ordine del giorno nel quale promuove l’indipendenza dell’associazione dal fascismo, fatto che gli procura ben presto l’ostilità di Mussolini e, nella primavera dell’anno successivo, l’associazione stessa viene commissariata. Ettore Viola è ormai in scontro aperto con Mussolini: nel 1927 sceglie l’esilio e ripara in Cile da dove rientra solo occasionalmente e per brevi periodi.
Nel 1935 per tornare in Sudamerica è costretto a lasciare Genova in semiclandestinità alla volta di Barcellona e qui imbarcarsi sul Rex: dal 1934, infatti, è vigilato dalla polizia fascista. In Cile, nel 1942, aderisce al movimento antifascista “Italia Libera” e annuncia l’uscita di un libro contro il regime che gli procura un mandato d’arresto nel caso di rientro in Italia. Potrà tornare in Italia liberamente solo nel 1944. Torna a guidare l’associazione ed entra di nuovo in Parlamento chiamato a far parte della Consulta Nazionale; nel 1948 viene eletto nelle liste della DC e nel 1953 in quelle del partito monarchico.
Nel 1958 termina sia la sua esperienza di Deputato sia quella di presidente degli ex combattenti. Muore a Roma il 25 febbraio 1986 a 92 anni. Per privilegio speciale il generale Ettore Viola è sepolto nel sacrario di Cima Grappa, accanto agli Arditi che avevano combattuto con lui settant’anni prima.                

Paolo Bissoli