La controversa figura del filosofo Ernest Renan

Nasceva in Bretagna il 28 febbraio 1823. La sua “utopia” positivista e la tesi che la biografia di Gesù dovesse essere analizzata come quella di un personaggio storico

Ernest Renan (1823 - 1892)Esattamente 200 anni fa, il 28 febbraio 1823, nasceva in Bretagna il filosofo e storico francese Ernest Renan. Nato da una famiglia cattolica, dopo la morte del padre fu mandato in seminario ma, dopo un travagliato periodo di crisi e di dubbi, abbandonò il suo stato prima di essere ordinato suddiacono. Proseguì quindi intensi gli studi: nel 1849 fu in Italia per le ricerche sull’averroismo, tema della sua tesi, poi fu più volte in Oriente per missioni scientifiche.
In particolare si segnala la missione in Fenicia che il governo di Napoleone III gli affida nel maggio 1860. Renan si reca a Beirut assieme alla sorella Henriette e durante questo viaggio scientifico, concepisce l’opera che gli avrebbe portato successo e gloria, ma anche un forte coro di condanne e di invettive. Si tratta della “Vita di Gesù” pubblicato poi nel 1863. Con quest’opera Renan cerca di applicare le idee del positivismo, proposte dal filosofo Comte, anche in sede di scienze storico-filologiche e, in particolare, per quanto concerne la storia delle religioni.
Il libro contiene la tesi, allora controversa, che la biografia di Gesù dovesse essere analizzata come quella di un personaggio storico e sotto una luce umana e che anche la Bibbia dovesse essere sottoposta ad esame critico come qualsiasi altro documento storico. Si tratta di un’opera suggestiva, benché talvolta lontana dal rigore filologico, e schiava delle influenze filosofiche dell’autore; dire, ad esempio, che si debbano respingere a priori i fenomeni soprannaturali perché nessuno li ha mai visti non risulta una tesi particolarmente scientifica né convincente. Quando vide la luce, il libro ebbe una grande diffusione ma suscitò anche forti indignazioni nel mondo cattolico. Tanto che fu destituito, nel 1864, dalla cattedra di ebraico al Collège de France, ruolo che riottenne poi nel 1870. La Vita di Gesù costituisce il primo dei sette volumi in cui è articolata la “Storia delle origini del Cristianesimo” (1863-1881).
Anche quest’opera fu scritta seguendo i principi positivistici fissati da Comte; e così fu anche per la successiva “Storia del popolo d’Israele”, in cinque volumi, che Renan compose dal 1887 fino alla sua morte nel 1892. Opere di notevole importanza dal punto di vista storiografico per la ricostruzione dell’ambiente storico e dei personaggi, che ebbero una vasta risonanza nella cultura europea. Oltre allo studio della storia delle religioni, sul piano filosofico Renan comprende subito l’idea di selezione naturale difesa da Charles Darwin e la sostiene. Nel 1882 tiene all’Università della Sorbona, a Parigi, una conferenza che rispondeva al titolo “Cos’è una nazione”.
Secondo Renan una nazione “è un principio spirituale, il risultato di complicazioni profonde della Storia”. Che cosa occorre per tenerla unita? Il possesso in comune di una “ricca eredità di ricordi” e “l’oblio” dei principi divisivi. E serve un “plebiscito quotidiano” in merito alla volontà di convivenza. Renan si sforza quindi di distinguere razza e nazione, sostenendo che, a differenza delle razze, le nazioni si sono formate sulla base di un’associazione volontaria di individui con un passato comune: ciò che costituisce una nazione, non è parlare la stessa lingua, né appartenere ad un gruppo etnografico comune, è “aver fatto grandi cose insieme, voler fare di più” in futuro.
Questo discorso è stato spesso interpretato come il rifiuto del nazionalismo razziale di tipo tedesco in favore di un modello contrattuale della nazione. Tuttavia, come hanno sottolineato alcuni pensatori, la concezione renana della nazione come principio spirituale non è esente da una dimensione razziale, al punto che pensatori nazionalisti ne hanno fatto il loro precursore.

Riccardo Sordi