
Gli studenti del liceo “Malaspina” hanno presentato la ricerca sugli internati militari e civili in campi di detenzione e sterminio
Era il 27 gennaio 1945 quando i soldati sovietici scoprirono l’infame cumulo di delitti compiuti nel campo di sterminio di Auschwitz. I ragazzi del liceo delle scienze umane “Alessandro Malaspina” di Pontremoli hanno fatto un percorso didattico pluriennale di ricerca sull’Olocausto e sulle deportazioni di lunigianesi col validissimo sostegno della loro insegnante Manuela Angella e la collaborazione puntuale e molto competente del dirigente scolastico emerito Angelo Angella. Frugando negli archivi pubblici e nei cassetti privati, incontrando testimoni gli alunni della VB hanno conosciuto, in rapporto “caldo”, un passato terribile vissuto negli anni della II guerra mondiale dai loro nonni. L’impegno e la passione del loro lavoro ha portato a una pubblicazione, che sarà presentata per la prossima festa della Liberazione.
Le riflessioni dei due “tutor” e degli autori alunni concordano sulla necessità di dare consapevolezza di un passato feroce che non hanno vissuto, ma che ha portato loro il vento dolce delle libertà democratiche conquistate con tanta sofferenza. Qui sta il senso della Giornata: mantenere continua la memoria nella mente, pensare e vigilare per non ripetere i mali del passato, senza retorica cercare la verità, usare la scrittura per proteggere un futuro di pace, bene supremo sempre insidiato dalla brama del potere e della ricchezza.
Su questa linea si sono espressi anche la dirigente del “Malaspina” Silvia Arrighi, il vicesindaco Clara Cavellini, l’assessore alla cultura Annalisa Clerici per il Comune che ha dato il patrocinio. Paolo Bissoli presidente dell’ISRA e in rappresentanza di ANPI promotori dell’iniziativa, ha dato rilievo alla difficile scelta di vita degli internati militari, erano i soldati dell’esercito, per precisa responsabilità del re e dei vertici civili e militari italiani furono abbandonati a se stessi con la grottesca disposizione di “resistere senza sparare”e subito catturati. Rifiutarono di aderire alla RSI, furono circa 650mila, fu “L’altra Resistenza” (così il titolo del libro di Alessandro Natta), poco studiata e poco valorizzata, nel dopoguerra per i reduci e i morti ci fu disinteresse della loro sorte da parte dei governi e dei partiti.
Il materiale raccolto dagli alunni della classe VB è nel libro Schiavi di Hitler: militari e civili lunigianesi deportati nei lager e nei campi di lavoro nazisti. E’ il terzo libro edito dal liceo delle scienze umane di Pontremoli, prima con titolo ripreso da Primo Levi è uscito I sommersi e i salvati, con notizie sulle assurde leggi razziali e sul “treno della memoria” che ha portato gli studenti al lager polacco e li ha cambiati dentro, fu presentato al Teatro Cabrini alla presenza di Vito Foà residente a Pontremoli nel tempo della caccia agli ebrei. Altro libro è Le origini del “Malaspina” coi contributi degli studenti della 5°A s.u.; raccoglie carte relative all’Istituto che ebbe sede definitiva dal 1942 in un nuovo fabbricato progettato da Franco Oliva architetto di prestigio alla Spezia.
Gli studenti nella celebrazione al teatro della Rosa hanno letto pagine di memorie e presentato l’indice completo di Schiavi di Hitler : l’incipit è una riflessione su Resistenza/e, poi i capitoli sulle fonti consultate tra cui il portale “Dimenticati di Stato”, la lotta partigiana e L’altra Resistenza di tanti lunigianesi. In Appendice sono riportati i testi “inediti”, si fa memoria di 6 lunigianesi: Nunzio Armanini, Enzo Bacci, Nello Ferdani, Ettore Marullo, Giuseppe Nicolosi, Giovanni Ribolla. In chiusura un apparato fotografico e bibliografia. Angelo Angella ha ricordato due donne della nostra Resistenza, Laura Seghettini e Lalla Tassi De Negri, scomparsa da poco, fu staffetta, figlia del capo partigiano Mino Tassi, testimone e tenace custode della memoria, come Orlando Lecchni superstite IMI. Da carte fornite dai figli ha fatto memoria anche di Giuseppe Simoncelli internato militare finito nel lager di Buchenvald (“bosco delle betulle”): un nome nell’elenco dei dichiarati “irreperibili”.
Il coro Unitre è stata la voce di commento della Giornata. Il maestro Ivano Poli con chitarra di Alberto Santini ha preparato un gruppo che ha eseguito bene in apertura tre canti legati all’Olocausto: Hava Nagila (Rallegramoci”), canto ebraico da melodia popolare ucraìna; poi “Gam Gam” musicata da Ennio Moricone con riferimento alle 12 tribù di Israele; “Auschwitz” di Francesco Guccini: per bocca di un bimbo sterminato denuncia la ferocia degli istinti e gli orrori della guerra: “Sono morto con altri cento, passato per il camino e adesso sono nel vento”. A conclusione “Va’, pensiero” : davvero bravi; alla sera in tv abbiamo sentito il coro della Scala con lo stesso canto, potenti voci di professionisti, ma a noi sono piaciuti di più i nostri coristi, come diligenti scolaretti, in poco tempo e senza accompagnamento, con le corde vocali un po’ logore di anni hanno trasmesso tenerezza e consapevole responsabilità. La deportazione antica come moderna degli ebrei, e quella di tanti altri popoli, non fa più cantare, le cetre vengono appese ai salici. Salvatore Quasimodo, dopo Verdi, ce lo ricorda. E come potevamo noi cantare Con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese oscillavano lievi al triste vento.
Maria Luisa Simoncelli