
La settimana nella quale i fenomeni non sono mancati, le sorprese neppure. Chi si aspettava grandi geli ha incassato una smentita solenne e la maggior parte delle regioni ha pure visto poca neve, con buona pace di TG e giornali che strillano spesso a vanvera. La percezione di quel che dovrebbe essere un normale decorso stagionale è talmente mutata da far ritenere quasi eccezionale ogni manifestazione atmosferica minimamente volta al freddo e al tempo perturbato. In mezzo a tutto ciò, naturalmente, si è pure registrato qualche evento di tutto rispetto come le nevicate che hanno sepolto l’area appenninica al confine tra Marche, Romagna ed estremo angolo orientale della Toscana.
Ciò è bastato per scatenare una ridda di titoli e di notizie anche da parte di organi di informazione dai quali ci si aspetterebbe maggiore sobrietà, come se l’intero Stivale fosse alla prese con la tormenta del secolo. Fra appassionati di meteorologia, si dice spesso che, se tornassero mesi di leggendario rigore come il febbraio 1929, il febbraio 1956 o il gennaio 1985, questo Paese si fermerebbe quasi completamente. Passando alla cronaca quotidiana, è da rilevare il passaggio di testimone fra il libeccio e la tramontana con il termine della seconda decade del mese.
Il 17, ancora marino, temperatura relativamente mite, neve oltre quota 1000 o, localmente, fino a 900 metri (zona Brattello). Il 18, stesso copione con la variante di qualche chicco di ghiaccio/grandine o graupel in mezzo ai piovaschi intermittenti. Il 19, al mattino, dopo che la notte si era udito il tuono lontano dei temporali, ecco rovesci più decisi, misti a neve fino a fondovalle (Pontremoli) e spettacolo dei boschi imbiancati fino a 390-400 m dalle ore 11 in poi all’aprirsi di qualche schiarita; il vento di tramontana, già presente dalla notte è divenuto più teso pomeriggio e sera. Il 20 tutti i rilievi facevano da bianca corona, il vento soffiava come si addice ad un rigido giorno di gennaio e l’aria asciutta si univa a parziali schiarite, talora anche ampie.
Il vento si manteneva sabato 21, ma il sole rimaneva nascosto eccetto una sua debolissima radiazione attraverso gli altostrati meno densi di alcuni tratti della mattinata. Altro tentativo di fioccata domenica mattina, misto a pioviggine via via più fitta. Le correnti da Est non lesinavano consistenti accumuli di neve sul versante adriatico, dalla Romagna alla Basilicata. I versanti occidentali, specie a Nord della Penisola, si trovavano invece in “ombra” pluvio-nivometrica con insistenti pioviggini, gocciolate e fiocchi di neve ventati. Situazione abbastanza simile si ripeteva il lunedì 23.
Rimandate ad altra occasione le paventate nevicate a quote basse e in Valpadana, mentre i mantelli nevosi in montagna, da buoni a localmente più che cospicui, erano in generale benvenuti e benedetti, specie dal comparto degli sport invernali. Sul futuro dello sci in Appennino, però, tutto il settore è chiamato a fare una seria riflessione a partire dalle informazioni che, già da anni, vengono diramate dalla comunità scientifica.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni