
Una interessante pubblicazione presentata nel giorno dell’Epifania
Senza alcun dubbio Ponticello è uno dei paesi più interessanti della Lunigiana. Per la sua storia, per le vicende della sua popolazione, per la sua conservazione merito di un recupero e una valorizzazione che negli ultimi tre decenni ha visto un’importante riscoperta del borgo. Ed è altrettanto evidente che questi processi non sono casuali, bensì resi possibili dall’impegno delle persone e a Ponticello questo è tangibile.
Ora diventa patrimonio di tutti grazie al libro appena edito e presentato nel giorno dell’Epifania durante la festa della Befana che è riapparsa anche tra le vie del paese nella valle del Caprio. Ponticello, il paese delle case torri e degli antichi mestieri racconta “la storia di un paese e della sua associazione”, quella “Estate a Ponticello” nata nel 1994 per promuovere e valorizzare la propria comunità “mantenendo vive le sue tradizioni, i suoi usi, i suoi mestieri, favorendo il recupero e la rinascita del borgo” come si legge nella premessa di Alessandro Martinelli. Perché Ponticello “è un connubio di mille emozioni, formato da un borgo di case torri, dove si respira il tempo passato” scrive Silvia Di Mauro la presidente di un’Associazione che può contare su un bel gruppo di volontari e che si impegna “con cuore sincero” per ricreare quella genuina atmosfera nella quale ciascuno di noi ha potuto immergersi fin dalla prima edizione dei “Mestieri nel Borgo” che vede ormai all’orizzonte il traguardo dei trent’anni.
Il libro (una sessantina di pagine, per ora disponibile all’edicola Pre Pre di Filattiera e all’Antica Libreria Savi di Pontremoli) si fonda soprattutto sulle approfondite e appassionate ricerche storiche che Gian Battista Martinelli (che dell’Associazione fu promotore e primo presidente) aveva raccolto nel volume “Storia di una comunità di campagna”. Il percorso tracciato in questa nuova pubblicazione parte dalla nascita di Ponticello quando, nella seconda metà del primo millennio, la valle del Caprio si trovò coinvolta nelle dispute tra Bizantini e Longobardi. Una decina di famiglie per costruire la propria dimora scelse proprio l’area dove poi sorse il borgo. Dopo aver disboscato la zona, ciascuna tracciò sul terreno un rettangolo, affacciato su quella che sarebbe diventata la via principale del paese. Ogni rettangolo era delimitato da un recinto e in un angolo sorgeva la capanna che, nel corso dei secoli, si sarebbe trasformata in una casa torre, le “caminà” ovvero “case dotate di camino”. Residenze fortificate senza accesso dal piano terra, con l’ingresso al primo al quale si saliva con una scala retrattile.
Nel medioevo Ponticello sarebbe diventato uno dei nodi della via Romea o Francigena, strategico nella viabilità della valle del Caprio. E il nome? Ponticello deriverebbe dalla presenza di un piccolo ponte sul torrente Oriolo al quale si accedeva partendo dalla cappelletta con la maestà raffigurante la Madonna del Rosario. Oggi, che né del ponte né della maestà sono rimaste tracce, diventa preziosa la descrizione contenuta nel libro di queste testimonianze perdute. Il volume propone anche i dettagli dello sviluppo della chiesa-oratorio e delle presenze storiche, artistiche e di fede che conserva: descritte nei minimi particolari, riservano al lettore alcune sorprese che vale davvero la pena di conoscere.
Così come un buon numero di pagine sono riservate a quel tragico 3 luglio 1944 quando cinque civili vennero fucilati proprio nei pressi della chiesa durante il rastrellamento nazifascista che in quei giorni imperversava in questo tratto di Appennino. Un dettagliato itinerario accompagna poi il lettore lungo le strade del paese alla scoperta degli angoli più suggestivi e precede la descrizione della storia dell’Associazione, alla quale va il merito delle tante iniziative che hanno portato Ponticello a non scomparire, molte delle quali sono illustrate nelle immagini e nella rassegna stampa che occupano l’ultima parte di questa interessante pubblicazione.
Paolo Bissoli