Mattarella: “Abbiamo reagito, guardiamo al futuro”
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno (foto Presidenza della Repubblica)

Quello del discorso del presidente della Repubblica è un appuntamento che si ripete ad ogni fine di anno ma, come si può facilmente capire, ogni volta è nuovo nei contenuti. A maggior ragione questo si può affermare per quanto riguarda gli ultimi tre anni, segnati da enormi sconvolgimenti. Da una parte quelle che ormai si possono definire le conseguenze della pandemia da Covid, dall’altra – triste novità del 2022 – una guerra che, nonostante fosse rimasta sospesa nell’aria per diverso tempo, mai si sarebbe pensato potesse diventare reale. Veloce la ricostruzione dei fatti politici interni.
Un anno “impegnativo e complesso… denso di eventi politici e istituzionali di rilievo”. La sua conferma a Presidente della Repubblica per un secondo mandato; “lo scioglimento anticipato delle Camere e le elezioni politiche, tenutesi, per la prima volta, in autunno”. Poi tanto spazio ai problemi emergenti, affiancando ad essi l’invito a puntare sulla ripresa e lo sprone a guardare al futuro con fiducia.
Parole non generiche ma basate, come ha detto Mattarella, sulla “capacità di reagire alla crisi generata dalla pandemia”, come dimostrato dalla ripresa registrata negli ultimi due anni. Non solo industriale ma anche culturale e turistico perché “la bellezza dei nostri luoghi e della nostra natura ha ripreso a esercitare una formidabile capacità attrattiva”.
Se queste, come ha detto il presidente, “sono ragioni concrete” che ci danno sostegno nel presente, ciò di cui abbiamo pure bisogno è uno sguardo d’orizzonte, una visione del futuro”. Poi la Costituzione, “la nostra bussola”, che quest’anno compie 75 anni di onorevole servizio al Paese. Essa ha contribuito a fare della nostra democrazia “una democrazia matura” e svolge un’azione decisiva affinché la Repubblica si impegni a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che ledono i diritti delle persone… E la Repubblica siamo tutti noi. Insieme. La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte perché questo serve a far funzionare l’Italia e quindi al bene comune”.
Netto il rifiuto della guerra che sta devastando l’Ucraina, la cui “responsabilità ricade interamente su chi ha aggredito e non su chi si difende o su chi lo aiuta a difendersi”: “Dobbiamo concentrare gli sforzi affinché il 2023 sia l’anno della fine delle ostilità, del silenzio delle armi, del fermarsi di questa disumana scia di sangue, di morti, di sofferenze.
Forte l’invito ad investire sulla scuola, l’università e la ricerca scientifica per dare speranza alle nuove generazione, ma altrettanto pressante l’appello a queste ultime a porre fine alle “tante tragedie del sabato sera”: “Quando guidate avete nelle vostre mani la vostra vita e quella degli altri. Non distruggetela per un momento di imprudenza. Non cancellate il vostro futuro“.

Antonio Ricci