

In pochi anni il piccolo borgo marinaro di Spezia (forse così chiamato perché vi si raccoglieva il sale) diventa una città in forte crescita demografica, industriale e culturale. La corte di Torino aveva avviato soggiorni alla Spezia per le “bagnature di mare” e la città era entrata nel Grand Tour europeo. L’idea di fare del golfo della Spezia un porto militare, già accarezzata da Napoleone, si fece progetto concreto, operativo nell’aprile 1860: Cavour e Domenico Chiodo salirono sulla collina dei Cappuccini e decisero di costruire, nell’ampio golfo naturale spezzino, abbracciato dalle protettive incombenti colline, l’arsenale, che diventerà la principale base navale della Marina militare d’Italia. Per disporre dei necessari vasti spazi bisognò crearli prosciugando le paludi marine, abbattere alture e collinette: la Liguria tutta non ha spazi pianeggianti, a parte la piana di Albenga ma pur sempre piccola.
Domenico Chiodo, a cui sarà intitolata una grande via e eretto monumento, fu un ingegnere pieno di genio; le tecniche attuate per la costruzione dell’Arsenale furono ammirate e studiate ovunque: il re di Prussia lo consultò per la costruzione del porto di Kiel, Lésseps lo volle accanto a sé all’inaugurazione del canale di Suez nel 1870. Diede nuova vita e nuova forma architettonica a quella che ormai va chiamata a pieno titolo città con oltre ottantamila abitanti. Sono anni di grande sviluppo, promosso dalla cultura del Positivismo; alla Spezia trainanti nell’imprenditoria industriale furono l’apparato metalmeccanico, navale e petrolchimico.
Molto importante divenne l’indotto legato alla fabbricazione delle armi e alla difesa con impiego di enormi risorse finanziarie.. L’economia spezzina fece perno su OTO Melara, Termomeccanica, San Giorgio Elettrodomestici, cantieri del Muggiano e INMA con commesse anche dall’estero. Operai tanti e di varia provenienza arricchivano la città col lavoro e la animavano con le rivendicazioni salariali. Le scuole di ogni indirizzo e grado furono istituite per elevare la cultura tecnica e umanistica.
Ogni disciplina di studio ebbe appassionati cultori di storia locale (esplorata soprattutto da Ubaldo Mazzini e Romolo Formentini), di letteratura (ricerche storiche e filologiche condotte con metodo scientifico su Dante da Adolfo Bartoli), teatro (fu costruito in fondo a via del Prione il Teatro Lirico), arti figurative (il pittore Agostino Fossati), temi sociali, ma soprattutto scienza e tecnica. Nel settembre 1865 La Spezia ospitò il secondo congresso nazionale dei naturalisti con presidente Capellini. Nei laboratori scientifici dell’Arsenale si formavano uomini di grande capacità scientifica, abili nella direzione e organizzazione della produzione. Guglielmo Marconi fece alla Spezia i primi esperimenti per trasmettere le onde elettriche senza fili, don Giovanni Bosco istituì le scuole professionali. Il settore industriale richiamò investitori anche stranieri.
Nel 1887 fu allestita la prima “Esposizione città di Spezia”, vi parteciparono 356 ditte locali nelle divisioni agricola, industriale, artistica e didattica. La Lunigiana gravita sulla Spezia, tanti studiosi della val di Magra sono molto presenti in città (Manfredo Giuliani, Luigi Campolonghi). Promuovono iniziative per fare la provincia di Lunigiana e coinvolgono tanti altri intellettuali, ma senza risultato. Giovanni Podenzana (1863-1943) accanto a Giovanni Capellini fu naturalista molto importante, etnografo, ricercatore e divulgatore di cultura materiale della Lunigiana e insieme viaggiatore transoceanico, più volte in Australia, Tasmania, Giappone, Nordamerica.
(m.l.s.)