
Il libro “Il sapore dei sogni. Io, un uomo ordinario con un mestiere straordinario” (Tarka editore) di Alessandro Morelli è il volume vincitore della 17.ma edizione del Premio Bancarella della Cucina di cui facciamo la cronaca in altra pagina del giornale. Qui ci soffermiamo su quest’opera che è un’autobiografia di quarant’anni di cucina di questo chef nato a Pontedera nel 1965, e dove ora è tornato a risiedere dopo aver vagato per il mondo. Allievo di Angelo Paracucchi fa parte di quella pattuglia di “giovani” chef che hanno contribuito, a partire dagli anni ’80, al rinnovamento e alla diffusione nel mondo della nuova cucina italiana. Appassionato di libri, cinema, arte, sport e soprattutto viaggi, ha visitato numerosissimi Paesi in cinque continenti.
Un’esperienza ultradecennale che Morelli racconta nel suo libro, con tanti anni della sua vita spesi in giro per il mondo estrapolando nuove conoscenze in alcuni dei migliori ristoranti e alberghi del pianeta (a volte anche nei peggiori), lavorando con grandi maestri di vita e di mestiere e facendo esperienze e incontrando personaggi che non sarebbe stato possibile fare e incontrare avendo fatto un lavoro diverso “con questo libro – sottolinea lo stesso Morelli – ho voluto raccontare la mia storia e omaggiare i miei maestri”. Morelli, chef che per vissuto e competenze non ha nulla da invidiare agli stellati del mondo, ora è tornato nella sua Toscana e gestisce la Locanda di Camugliano, ma nel suo romanzo racconta il suo girovagare per il mondo dai resort sperduti della Guinea fino allo Skyline di Dubai dove è arrivato a gestire fino a 50 ristoranti.
Ma Morelli vuole anche disvelare un mondo che, con gli chef che sono diventati star della televisione, pare un mondo dorato e fatato “ma la realtà è che il 90% dei cuochi, resterà sempre nel suo piccolo ristorantino di quartiere, sottopagato e con orari impossibili” racconta Morelli. E scrive nella sua prefazione Luigi Crema: “il successo mediatico dei cuochi degli ultimi anni è stato eclatante, d’altronde in un’epoca dove tutto è sempre più prodotto in modo industriale, distribuito e portato a casa in modo impersonale, magari da un drone e senza nemmeno più l’intervento dell’uomo, quello del cuoco è rimasto uno dei pochi mestieri che è completamente riposto su un’artigianalità manuale”.
Per questo il lavoro che c’è dietro ad una cucina è fatto di tante cose, di molto mestiere ma soprattutto di personalità, ed il racconto di Alessandro Morelli è illuminante in tal senso. È una sorta di diario, con le sue esperienze in giro per il mondo che raccontano le mille avventure e difficoltà che un cuoco deve saper affrontare. Magari in Paesi dove è appena arrivato e il giorno dopo deve subito poter approntare un banchetto non conoscendo spesso la lingua, le regole, le leggi, le usanze. Insomma un viaggio in giro per il mondo con un approccio schietto, a volte forse pure troppo, ma sicuramente sempre spontaneo, il che aggiunge valore umano ed autenticità al suo lavoro. Il suo diario diventa così un interessante affresco sul mondo della ristorazione, sulle passioni, sulle tensioni, sugli oneri e doveri che lo animano.
Il romanzo ha anche una parte finale dedicata alle ricette, finalmente con grammature precise e spiegazioni al limite del prolisso. Ricette che spaziano dall’italiano più classico all’etnico seguendo un filo conduttore riferibile alle diverse esperienze dell’autore.
Riccardo Sordi