Pietro Paolo Agabiti, “San Francesco fra Sant’Antonio da Padova e San Bernardino da Siena” (1530). Jesi, Pinacoteca Civica
Anche quest’anno la comunità di Villafranca ha festeggiato con fede la festa di San Francesco, patrono della chiesa omonima, della nostra Diocesi e dell’Italia. Momenti di preghiera, di riflessione, di silenzio per vivere in pienezza la gioia spirituale. Lunedì, 3 ottobre, confessioni e celebrazione del Transito. Quando Francesco sentì che “sorella morte” era ormai alle porte, pur sfinito dalla malattia, si fece deporre sulla nuda terra dicendo ai suoi frati, proprio nell’ora suprema “Io ho fatto il mio dovere, quanto spetta a voi ve lo insegni Cristo”. In quell’attimo si rese conto di aver tenuto fede, fino alla fine, a Madonna Povertà. Essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Gesù se ne volò felice a Dio. Era sabato 3 ottobre del 1226, verso il tramonto del sole.
Il giorno 4 ottobre la S. Messa delle ore 11 è stata celebrata da don Pietro Giglio, coadiuvato da don Francesco Pagani. Alle 17 ha celebrato il parroco don Giovanni Barbieri. Presenti molti fedeli ed i ragazzi del catechismo.
Nelle omelie del mattino e del pomeriggio è stato sottolineato lo stile di vita del Poverello.
“Il Santo che celebriamo oggi, hanno detto i sacerdoti, non è un Santo del passato. La sua esistenza, seppur breve, e lo spirito evangelico, che lo contraddistinguono sono motivo di profonda riflessione, specialmente in questo nostro tempo nebuloso e difficile. Francesco scelse di vivere il Vangelo “Sine glossa”, ossia alla lettera, tralasciando ricchezze e divertimenti per servire Dio e i fratelli. Il suo è uno stile difficilmente raggiungibile da parte nostra, ma ci aiuta a riflettere sui grandi valori della vita, sul senso della sobrietà e della carità. Ha saputo apprezzare le bellezze del Creato, come grandi e gratuiti doni del Padre. Un uomo di pace che invita ciascuno di noi a lodare ed amare il Signore”.
All’interno dell’Eucarestia pomeridiana, don Giovanni ha dato inizio all’anno catechistico col mandato alle catechiste (sarebbe bello ci fossero pure i catechisti) ringraziandole per il tempo, la pazienza, la competenza al servizio dei giovanissimi e dell’intera parrocchia. Nella consapevolezza che non deve mancare l’appoggio e la testimonianza dei genitori. Nessuno si può sostituire alle loro responsabilità. I canti francescani, eseguiti magistralmente, hanno reso più partecipati i sacri riti. Prezioso il servizio dei diaconi Edamo, Beppino e dell’accolito Loris Pucci.
Dopo due anni, i fedeli hanno potuto partecipare alla processione per le vie cittadine. Presenti le autorità comunali. Mentre calava il sole abbiamo chiesto, all’Assisiate più famoso al mondo, di aiutarci a coltivare le virtù autentiche di fede cristiana, di civiltà, di armonia e di rispetto e cura del Creato.