
Stefania Auci, insegnante di Trapani diventata palermitana ha fatto un lungo lavoro di ricerca su documenti e saggi storici per ricostruire la saga dei Florio in ascesa e in decadenza. La narrazione è ben organizzata in due volumi: I leoni di Sicilia e L’inverno dei leoni. La saga dei Florio. Sono oltre mille pagine, però la lettura è agile, attraente e dischiusa in brevi paragrafi. Il secondo volume ha vinto il Bancarella 2022. Vicende di gloria e di dolore ricostruite in equilibrio tra fantasia e storia. Tutto comincia nel 1799 a Bagnara Calabra distrutta dal terremoto. I fratelli Paolo e Ignazio Florio per scampare alla fame emigrano a Palermo, una città in cui egemone è un’aristocrazia inerte, parassitaria ma piena di orgoglio dinastico, per niente ben disposta ad accogliere l’ascesa della borghesia e men che meno i forestieri.
I Florio hanno la nobiltà del lavoro, aprono una piccola bottega di spezie, erbe aromatiche. Uniti nel sacrificio e nella fatica crescono in benessere e lo dimostrano costruendosi una bella dimora e facendosi imprenditori di successo: la tonnara a Favignana nelle isole Egadi con annesso stabilimento di conservazione del tonno, industria ceramica, aziende agricole di proprietà, è aperto il Fondo bancario Florio .
Esaltano con orgoglio la posizione conquistata in città, frequentano le famiglie nobili, offrono in villa ricevimenti raffinati, mostrano l’immagine della potenza raggiunta. Il “leone” di terza generazione è Ignazio Florio ambizioso e dinamico imprenditore avvia una Compagnia Italiana di Navigazione nel Mediterraneo con l’aiuto di sovvenzioni statali, ottenute con i “tipici” agganci politici a Roma facilitati dall’avvocato di famiglia Francesco Crispi, futuro capo del governo. Fonda la “targa Florio”, prima gara automobilistica della Sicilia che è rimasta nella memoria collettiva italiana un evento mitico che ispirerà l’organizzazione delle Mille miglia.
Ma il mondo degli affari è aggressivo fra i concorrenti, ci vogliono agganci giusti. Qualcosa comincia a entrare in crisi, a partire dai bilanci bancari. Arrivano per Ignazio – e non solo nel campo degli affari economici – eventi che portano a progressiva rovina e concludono la saga dei Florio.
Il romanzo intreccia la storia pubblica con la storia intima della famiglia con tanti lutti e contrasti. Ignazio ama la moglie Franca, ma non è fedele, gli piacciono le donne, e si assolve con riferimento a mentalità e costumi di diffuso maschilismo sessista.
La moglie a lungo tollera che il suo amore non sia corrisposto in pienezza di sentimento: la cultura dominante educava le donne ad accettare una condizione subalterna e episodi di adulterio. Distrutta dalla morte di tre figli tra cui i due maschi che avrebbero dovuto diventare la discendenza dei Florio, maturerà una sua linea di vita.
Sono ben costruite le figure femminili in questo romanzo, come lo sono nella loro realtà intima tutti i personaggi, ben rappresentati e indagati nelle loro emozioni. Intrecciando molto bene situazioni di pura invenzione e i fatti certi della storia viene indagata la vita interna e pubblica di una famiglia che ha attraversato grandi eventi storici: i moti risorgimentali, i garibaldini, il terremoto di Messina e Reggio del 1908, le difficoltà del decollo industriale dell’Italia che fu a favore del nord, aggravando le condizioni di vita dei “cafoni” del Sud, la guerra e i nuovi gravi problemi, che anche i rampolli ragazzi Florio dovranno affrontare.
Tutto fu invano? L’ultima battuta del libro propone “l’ardua risposta”.
Maria Luisa Simoncelli