“Dietro le quinte” dei festeggiamenti per la Madonna del Popolo

Un mese di complesso lavoro per numerosi volontari e confratelli del SS. Sacramento per rinnovare e abbellire il Duomo di Pontremoli

La salita della pesante centina damascata nella navata del Duomo di Pontremoli

Nei recenti festeggiamenti in onore della Madonna del Popolo una squadra di certo ha “vinto” la propria sfida, giocata dietro le quinte, ignorata dai più, ma senza la quale i solenni riti non sarebbero stati gli stessi. La squadra è quella della Confraternita del Santissimo Sacramento; la sfida rendere il Duomo di Pontremoli la “casa” più accogliente possibile, sfavillante per così importanti celebrazioni.
“È stato un compito davvero molto impegnativo – confessa il priore della Confraternita, Giuliano Bertolini – un lavoro di grande responsabilità, iniziato con la pulizia della chiesa e, soprattutto, dei tanti lampadari e terminato con la messa in opera dei drappi sui tre archi. Una sfida che ha messo a dura prova le capacità nostre e di tutti coloro, tanti, che sono venuti a darci una mano”.

La navata del Duomo a lavoro finalmente terminato (foto Lele Bertocchi)

La ditta esterna era incaricata di collocare i damaschi su pareti e paraste e alla Confraternita è stato affidato il difficile compito di issare gli altri drappi, ad iniziare dai tre tendaggi che, in rare occasioni, adornano l’arco della navata e dei transetti.
Incontro Giuliano Bertolini in compagnia del parroco, P. Dario Ravera e dell’altro confratello, Mauro Fugacci. Traspare dai loro commenti tutta la difficoltà di un’impresa che ventidue anni non veniva realizzata; tempo durante il quale quasi tutti i protagonisti di allora se ne sono andati.
“Il problema principale – confermano – è stata la mancanza di memoria delle operazioni, soprattutto per quel che riguarda il grande arco centrale. Gli ‘addobbatori’ di un tempo, che sapevano che cosa fare e come farlo, non ci sono più e siamo stati costretti a trovare soluzioni nuove via via che i problemi si sono presentati”.

La preparazione degli antichi tessuti per il grande arco centrale (Foto Lele Bertocchi)

Un mese di lavoro, continuo: dalla pulizia dei tanti lampadari fino alla costruzione dello scivolo per la “discesa” della statua della Madonna del Popolo sull’altare maggiore del Duomo. E poi loro: gli addobbi dei tre archi, antichi festoni damascati a volte in non perfetto stato di conservazione, appesi a centine in legno, con centinaia di pendagli anch’essi in legno.
Quintali di peso da maneggiare con estrema cura per non lacerare i vecchi tessuti, da issare in sincronia, con gli aggiustamenti necessari per le modifiche intercorse nei secoli. Squadre di uomini a terra e altre decine di metri più in alto, al lavoro nei sottotetti della chiesa, dove si accede con scale nascoste nei transetti, lunghe corde calate nei fori che si aprono in modo quasi invisibile tra gli stucchi della volta.

L’abside del Duomo di Pontremoli visto da un’apertura sopra l’arco centrale

“Abbiamo dovuto aggiustare e rinforzare la centina, formata da sei grosse porzioni e danneggiata durante l’ultimo utilizzo del 2000 – spiegano ancora – poi abbiamo dovuto numerare tutte le corte per ‘chiamate’ precise così da evitare lo sbilanciamento dell’addobbo costituito da centina, damaschi e pendagli, con il rischio che gli antichi tessuti si lacerassero ancora di più di quanto già non fossero”. Solo per questi tre addobbi è servita una settimana di lavoro, portato a termine anche grazie a qualche innovazione come il verricello manuale impiegato al di sopra delle volte per issare in modo ancora più omogeneo gli addobbi.
“Ci sono mancati quelli che avevano avuto questa responsabilità le ultime volte – commenta ancora il priore Giuliano Bertolini – in modo particolare mons. Silvano Lecchini che certo avrebbe potuto fornirci un supporto decisivo, accorciando i tempi e infondendo sicurezza”. Alla fine la soddisfazione per il lavoro compiuto a regola d’arte e l’emozione derivante dalla consapevolezza di essere stati protagonisti di un evento epocale per la comunità pontremolese ha ripagato di tutti gli sforzi: “è vero – ammette il priore – l’emozione è stata forte, un groppo alla gola mi è venuto per la commozione nella partecipazione alle liturgie e all’uscita della statua della Madonna del Popolo in occasione della processione: indimenticabile!”

(Paolo Bissoli)