Una devozione popolare chiamata a diventare evangelizzazione
È stato grande il concorso di fedeli alla processione della Madonna del Popolo lungo il centro storico di Pontremoli

Dopo due anni di interruzione, la processione che tradizionalmente chiude la celebrazione del voto alla Madonna del Popolo, è tornata nelle strade del centro storico con un successo di partecipazione non scontato. I due anni di stop legati alla pandemia, i timori per la recrudescenza del virus e il ritardo della macchina organizzativa di una festa così complessa (ma su questo aspetto ci sarà tempo per tornare) erano elementi che ponevano una forte incertezza sulla partecipazione ad un momento che fonde devozione popolare, elementi identitari e folklore.

Le confraternite sono tornate ad essere protagoniste del corteo, dopo che nelle celebrazioni ridotte del 2020 e del 2021 il loro ruolo fu reso marginale ben oltre quelle che erano le contingenze del momento. E la risposta è stata positiva. Alle quattro tradizionali confraternite del capoluogo, si sono unite quelle delle parrocchie del circondario: ridotte nei numeri, a testimoniare anche a livello religioso lo spopolamento di frazioni un tempo vive e popolate, ma orgogliose – verrebbe da dire, senza esagerazioni, commoventi – di mostrare labari, stendardi e divise attestanti una fede di popolo che non può essere considerata solo un cimelio del passato ma anche una risorsa per una Chiesa locale bisognosa di ripensarsi (anche per questo ha stupito il mancato ingresso di queste rappresentanze all’interno della Concattedrale al termine della processione).

Ma assieme alle confraternite, che si sono alternate nel condurre la statua della Madonna del Popolo verso Porta Parma, e da qui fino a Porta Fiorentina per poi tornare in Duomo, è stata un’intera comunità di fedeli ad essere presente all’interno del lungo corteo o ai bordi delle strade: dalla Misericordia agli Scout dell’Agesci, dai Cavalieri del Santo Sepolcro e del Tau alle suore, fino ai singoli fedeli. E poi la Musica cittadina, le autorità civili e militari, un buon numero di presbiteri, nonostante gli impegni prefestivi nelle parrocchie della diocesi.

Da segnalare che, per la prima volta, un gruppo di sacerdoti ha voluto portare a spalla la statua, segno non solo di devozione, ma anche del desiderio di mettersi al servizio della comunità. Gli applausi, la commozione di molti, i petali di fiori che qualche bambino gettava sul percorso, le campane a festa, sono state i segni distintivi di questo caldo e suggestivo tramonto di inizio luglio, che ha riversato nel borgo di Pontremoli una moltitudine di fedeli da tutto il comune e dall’Alta Lunigiana. Centinaia le foto del corteo e della statua, addobbata con una nuova veste al posto del tradizionale manto celeste. La presenza dei cellulari e l’utilizzo dei social network, che hanno fatto rimbalzare nella rete, in tempo reale, gli scatti più belli e suggestivi, sono stati la novità rispetto all’ultima volta in cui la Madonna del Popolo fu portata per le vie di Pontremoli, in occasione il Giubileo del 2000.

Le nuove tecnologie (non solo le videocamere, ma anche le radiotrasmittenti per regolare il flusso del corteo) che irrompono in un corteo apparentemente di un altro tempo, sono il segno più tangibile di quella necessità, richiamata dal cardinal Versaldi a chiusura della processione, di “sapere far coesistere la devozione popolare con la vita ordinaria della Chiesa” o, in altre parole, di essere capaci di coniugare momenti fisiologicamente esteriori come le processioni con il dovere di un’evangelizzazione che offra orizzonti di senso alle persone e alle comunità. Un compito che il porporato piemontese ha affidato al neo eletto pastore della diocesi – che ha annuito sorridendo -, dicendosi certo mons. Vaccari sarà capace di realizzarlo. Un impegno, ci permettiamo di aggiungere noi, che non riguarda solo il vescovo della Chiesa Apuana, ma l’intero Popolo di Dio di Pontremoli e di tutta la diocesi.
(d.t.)