Una Chiesa che parla a tutti per raggiungere il cuore di tutti

Terminata l’Assemblea generale della Cei, ora guidata dal cardinale Zuppi. Le priorità di ascolto per il 2° anno del Cammino sinodale sono tre: corresponsabilità e formazione degli operatori pastorali, ascolto dei “mondi” (poveri, giovani, donne, professioni, culture…) e snellimento delle strutture ecclesiali

Il neopresidente della Cei, card. Matteo Maria Zuppi, nella conferenza stampa conclusiva dell’Assemblea dei vescovi. (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Vivere in obbedienza del primato, nella collegialità e nella sinodalità. Sono queste le tre dinamiche che mi accompagnano e di cui mi sento tanto responsabile”. Con queste parole, al termine della 76.ma Assemblea generale dei vescovi italiani, il cardinale Zuppi, neoeletto presidente della CEI, si è presentato alla stampa. L’arcivescovo di Bologna, nel raccogliere l’eredità del cardinale Bassetti, ha quindi indicato nel primato petrino, nella condivisione delle scelte e nel coinvolgimento di tutta la Chiesa i punti programmatici del quinquennio che lo attende alla guida dell’episcopato italiano.

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

La quasi unanime simpatia che i mass media italiani hanno tributato a “don Matteo” – eccezion fatta per le solite voci che da nove anni si pongono in palese contestazione di Papa Francesco e che anche in questa occasione si sono manifestate con il solito corredo di tesi strampalate – non significa che la Chiesa italiana e i suoi vescovi potranno affrontare le sfide con maggiore facilità. Anche perché il nuovo presidente ha fissato l’asticella degli obiettivi molto in alto. Zuppi ha parlato di una “Chiesa che è per strada e cammina nella missione di sempre, ovvero quella che celebreremo a Pentecoste: una Chiesa che parla a tutti, che vuole raggiungere il cuore di tutti e che parla, nella babele di questo mondo, l’unica lingua dell’amore”. Si tratta di una dichiarazione che fa eco alle parole che Francesco espresse quasi sette anni fa al Convegno Ecclesiale di Firenze e sulle quali occorrerà tornare a lavorare dopo anni di stallo denunciati dallo stesso Papa, fino a quando con l’indizione del cammino sinodale non ha cercato di smuovere l’episcopato da un certo disorientamento. Dall’assemblea romana, sul percorso che porta verso il Sinodo Generale, sono emerse alcune linee degne di menzione. Innanzitutto, il percorso intrapreso continua ad essere un “cammino sinodale”, cioè una generica assunzione di prassi e stili non meglio definiti e non un sinodo, che per sua natura ha regole, tempi, obiettivi e procedure ben codificati.

La 76ª Assemblea Generale della CEI (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Il cammino, inoltre, proseguirà con l’ascolto: “l’ascolto ferisce – ha commentato il cardinale Zuppi – e quando la Chiesa ascolta, fa sua la sofferenza. Ciò che viviamo ci aiuta a capire le tante domande, le tante sofferenze, e quindi anche come essere una madre vicina e come incontrare i diversi compagni di strada”. Le priorità di ascolto individuate per il secondo anno del Cammino sinodale sono tre: corresponsabilità e formazione degli operatori pastorali, ascolto dei “mondi” (poveri, giovani, donne, professioni, culture…) e snellimento delle strutture ecclesiali. Alla diffusa opinione che il primo anno di cammino nelle diocesi italiane si sia contraddistinto per le ampie cautele adottate se non per un certo immobilismo, fa da contraltare la bella novità emersa dall’Assemblea dei vescovi: per la prima volta erano presenti alcune decine di laici (referenti regionali per il cammino sinodale e referenti di commissioni), semi di una necessaria corresponsabilità che molto lentamente si sta facendo largo nelle secche di un clericalismo più volte denunciato dal Papa stesso come male della Chiesa.
Nell’annuale incontro dei vescovi si è parlato anche di seminari e della formazione dei futuri presbiteri, con l’obiettivo di approvare tra un anno le nuove linee guida. I Vescovi hanno evidenziato la necessità di “superare un certo isolamento dei seminari – queste le parole del comunicato finale – a favore di un’inclusione nella comunità” allargando le esperienze al di fuori degli istituti. Di fronte al calo delle vocazioni presbiterali i vescovi italiani si sono trovati d’accordo sulla necessità di “reinvestire sulla pastorale giovanile e vocazionale così come sui percorsi di accompagnamento”.

“Nessuna copertura: sugli abusi ci prenderemo le nostre responsabilità”

Il card. Matteo Maria Zuppi, nuovo presidente della Cei (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Nel corso dei lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani è stato affrontato anche lo scottante tema degli abusi, in ambito ecclesiastico, sui minori e sulle persone vulnerabili. I vescovi hanno approvato una determinazione con cinque linee di azione per una più efficace prevenzione del fenomeno. Oltre a potenziare la rete dei referenti diocesani e a implementare la costituzione dei Centri di ascolto, che attualmente coprono il 70% delle diocesi italiane, sarà redatto “un primo Report nazionale sulle attività di prevenzione e sui casi di abuso segnalati o denunciati alla rete dei Servizi diocesani e interdiocesani negli ultimi due anni” e avviata “un’analisi sui dati di delitti presunti o accertati perpetrati da chierici in Italia nel periodo 2000-2021, custoditi dalla Congregazione per la Dottrina della Fede”.
L’analisi, condotta in collaborazione con Istituti di ricerca indipendenti, “che garantiranno – così il comunicato finale della CEI – profili scientifici e morali di alto livello”, consentirà di pervenire a una conoscenza più approfondita e oggettiva del fenomeno. La CEI, inoltre, ha annunciato il suo ingresso come invitato permanente all’Osservatorio nazionale per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, istituito con legge 269/1998 prendendo atto con “molto favore” dell’opportunità di collaborazione con le istituzioni pubbliche. I vescovi italiani, “sensibili e vicini al dolore delle vittime e dei sopravvissuti ad ogni forma d’abuso”, hanno ribadito la loro “disponibilità all’ascolto, al dialogo e alla ricerca della verità e della giustizia”.
Da parte sua, il cardinale Zuppi, nel corso di una conferenza stampa in cui per metà del tempo è stato incalzato su questo tema, ha affermato che non c’è “nessuna copertura, nessuna resistenza da parte dei vescovi. Ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci e anche le nostre responsabilità. Lo dobbiamo alle vittime, il loro dolore è la priorità”. (d.t.)

(Davide Tondani)