Sicurezza alimentare a rischio nei Paesi poveri
Un campo di grano (foto SIR/Marco Calvarese)

La guerra tra Russia e Ucraina, principali esportatori globali di cereali e di fertilizzanti per agricoltura, ha bloccato il granaio del mondo. L’impennata dei prezzi e il calo dell’offerta rischiano di scatenare una crisi alimentare, peggiorando una situazione già critica, che penalizzerebbe soprattutto il continente africano. Secondo l’Oms, sono oltre 200 le patologie provocate da cibi contaminati da batteri, virus, parassiti o sostanze chimiche e ogni anno 600 milioni di persone si ammalano per l’assunzione di cibo contaminato.
La guerra in corso rischia di aumentare di 13 milioni il numero di persone denutrite. In occasione della Giornata mondiale della sicurezza alimentare 2022 (celebrata il 7 giugno, ha lo scopo di favorire azioni per prevenire, rilevare e gestire i rischi di origine alimentare), la rete di otto università cattoliche di quattro continenti, coordinate dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha elaborato con il suo Gruppo di lavoro dedicato un’analisi della questione che ha un forte impatto su salute, economia e geopolitica La sicurezza alimentare, si dice nel documento, “si raggiunge quando esistono condizioni che preservino la salubrità degli alimenti e prevengano le contaminazioni con agenti biologici o chimici”.
Nella catena “dal campo alla tavola”, la sicurezza alimentare dipende da una serie di fattori interconnessi, “tra i quali ambiente, salute delle piante e degli animali, mangimi, ingredienti alimentari, materiali a contatto con gli alimenti, additivi”. Inutile specificare che la sicurezza alimentare, influendo direttamente su sistemi sanitari nazionali ma anche su commercio, turismo ed economia, ha un forte impatto sullo sviluppo sociale ed economico dei Paesi I cambiamenti nel contesto geopolitico globale hanno quindi un peso rilevante, perché “guerra, mancanza di risorse, disastri ambientali, crolli economici e crisi umanitarie favoriscono situazioni in cui la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare è compromessa su più livelli”.
Il crollo delle esportazioni ucraine di grano, mais e olio di girasole, per esempio, ha colpito soprattutto i Paesi africani. Il rischio è che le popolazioni affamate “considerino in alternativa gli animali selvatici come fonte di proteine, con tutti i rischi che ne conseguono in termini di trasmissione di agenti patogeni dall’animale all’uomo”. I sistemi alimentari, che sono grandi emittenti di CO2, provocano danni ambientali rilevanti e per questo si pensa che l’accesso a un’alimentazione sana, nutriente e sufficiente si otterrà soltanto promuovendo un’agricoltura che metta in primo piano il principio della biodiversità e riconosca l’interdipendenza tra uomo e natura”. Vanno in questa direzione i progetti che sostengono i sistemi alimentari locali e le comunità rurali di piccoli produttori nei Paesi a basso reddito” e, al tempo stesso, rafforzano “le capacità e le competenze di ricerca di scienziati e professionisti del settore”.