L’ Europa inciampa sull’aborto

In Europa c’è una guerra che infuria in tutta la sua brutalità, c’è l’emergenza energetica con tutte le sue conseguenze, c’è l’inflazione galoppante, c’è la crisi del grano che rischia di mettere alla fame ulteriori popolazioni di vari continenti, c’è l’aumento dei prezzi su ogni genere di prodotti, c’è… una caterva di problemi, che coinvolgono l’Italia ma anche tutta l’Europa e sui quali si dovrebbe riflettere per trovare soluzioni. Ma l’Europa, in questi giorni, ha pensato bene di varare una “Risoluzione sulle minacce globali ai diritti dell’aborto”, approvata, nei giorni scorsi, dall’assemblea plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo.
L’occasione è data dalle indiscrezioni che arrivano dagli Usa, secondo le quali sembra imminente una sentenza della Corte Suprema che dichiarerebbe “inesistente il diritto all’aborto”. Una tale legge sarebbe vista come una minaccia alle legislazioni europee per il rischio di “contagio”. La risoluzione, chiaramente ideologica, non ha alcuna valenza giuridica e, forzando i toni, sostiene che l’aborto appartiene alla sfera dei diritti umani sessuali e riproduttivi, arrivando a chiedere che “l’Ue e i suoi Stati membri includano il diritto di aborto nella Carta dei diritti fondamentali”.
L’Europa si sta accartocciando su se stessa nella difesa ad oltranza di ogni “diritto” individuale, anche quando il diritto non c’è, come sostiene la Commissione delle conferenze episcopali della Comunità Europea (Comece): “Da un punto di vista giuridico non esiste un diritto all’aborto riconosciuto nel diritto europeo o internazionale”. Già il titolo, quindi, è una forzatura.
La Risoluzione passa anche in rassegna le minacce interne del fronte antiabortista quali le restrizioni in Polonia, Ungheria, Slovacchia, Malta. Un’attenzione particolare è anche rivolta all’Italia, dove, si afferma, “l’accesso all’aborto viene eroso”. La colpa? L’obiezione di coscienza! Il Parlamento “condanna (!?) il fatto che alcune donne non possono accedere ai servizi di aborto per la pratica comune in alcuni Stati membri relative ai sanitari… di rifiutare servizi sanitari sulla base della clausola di ‘coscienza’ che porta al rifiuto della cura dell’aborto su base di religione e coscienza”. Qui siamo all’assurdo. A parte la “condanna” per chi vuole esprimere un suo diritto sacrosanto, c’è anche il disprezzo, mettendo le virgolette alla parola coscienza, dell’onestà e della professionalità di chi crede che un feto sia una persona e pertanto vada rispettato.
Su tutte le strade sentiamo sbandierare i diritti più disparati. Soltanto chi sta per vedere la luce, senza essere interpellato, non ha diritto alla vita. In tutta la requisitoria non c’è alcun riferimento al nascituro che subisce violenza. E non c’è neppure un riferimento all’assistenza alle donne che subiscono il trauma dell’aborto.

Giovanni Barbieri