Tra Bettola e Albiano un ponte simbolo dell’identità passata  e presente della Lunigiana

Il Magra all’uscita dalla gola delle Lame: da sempre un crocevia geografico tra Italia peninsulare e Europa occidentale. Le ragioni per valorizzare i ruderi dell’antico ponte

Il ponte medievale di Caprigliola nel disegno di Roberto Ghelfi
Il ponte medievale di Caprigliola nel disegno di Roberto Ghelfi

La festosa riapertura del ponte tra Caprigliola e Albiano ha consentito il ricongiungimento in poco più di due anni delle comunità rivierasche della bassa val di Magra. La costruzione del nuovo viadotto è avvenuta in tempi per nulla paragonabili a quelli intercorsi tra il novembre 1451, quando crollò il ponte medievale che dal 1310 univa le due sponde del fiume, e il 1908, anno dell’inaugurazione del ponte moderno.
L’importanza strategica di quest’area è tuttavia rimasta immutata nel corso dei secoli. La strada preromana successivamente chiamata “Via Regia” sovrastava l’area del ponte e scendeva dal crinale Magra-Vara nei pressi della vicina Ceparana; in età romana era qui che incrociavano la strada Aurelia per Ventimiglia e la via consolare Parma – Luni, così come durante l’epoca dei pellegrinaggi medievali era il punto in cui dalla via Francigena si staccava il Cammino di Santiago de Compostela. In epoca contemporanea l’area di confluenza tra Magra e Vara ha rappresentato la congiunzione tra le statali Aurelia e Cisa, tra le due autostrade che ne hanno velocizzato la percorrenza e pure tra le linee ferroviarie per Genova e per l’area padana.
La valle del Magra ha quindi sempre rappresentato l’anello di congiunzione tra l’Europa Occidentale e l’Italia Peninsulare. I ruderi delle pile del ponte medievale, poche decine di metri a monte del nuovo viadotto, ne sono la traccia più evidente. E sono al contempo testimonianza di una terra contesa e divisa, in cui logiche che oggi definiremmo “geopolitiche”, fatte di questioni feudali e confini politici, impedirono per 450 anni, fino a Unità d’Italia acquisita, la ricostruzione del ponte, lasciando che l’attraversamento del fiume avvenisse guadandolo o tramite un servizio di barche ancora vivo in alcuni toponimi dell’area.
Quel tratto di fiume in cui le irrequiete acque del Magra escono dalla stretta gola delle Lame e l’antica infrastruttura che lo attraversava rappresentano un simbolo della vocazione passata e presente della Lunigiana ad essere luogo di transito, di uomini, di merci, di idee. È per questi motivi che ci pare giusto rilanciare la proposta che presentammo da queste colonne nel giugno 2020 quando si delineavano i primi progetti del nuovo ponte: valorizzare i resti del ponte medievale, da tempo vittima di un deplorevole abbandono.
In questi due anni la proposta è caduta nel vuoto, probabilmente più per un problema di sensibilità culturale che di risorse economiche, ma rimane a nostro avviso valida dal punto di vista storico-culturale e da quello turistico: i ruderi delle pile siano liberati dalla vegetazione fluviale e siano resi visitabili e capaci di raccontare con un’opportuna cartellonistica la loro importanza storica; l’illuminazione notturna dell’area faccia di quel sito la simbolica “porta sud” di una Lunigiana snodo viario, terra di transito e di confine, che con il viadotto appena inaugurato guarda al futuro in continuità con il proprio passato. (D.T.)