
Rapporto annuale dell’Associazione Antigone sulla detenzione in Italia

Preoccupante è però la situazione generale. Il totale dei presenti in carcere, drasticamente sceso durante il primo anno della pandemia, è tornato a crescere. Si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 della fine del 2021. A fine marzo 2022 i detenuti nelle carceri italiane erano 54.609. Le donne erano 2.276, (4,2%), gli stranieri 17.104 (31,3%). Un altro dato che colpisce riguarda i 19 bambini di età inferiore ai tre anni che al 31 marzo 2022 vivevano insieme alle loro 16 mamme dentro un istituto penitenziario.
Il tasso ufficiale medio di affollamento è del 107,4%, ma in alcune regioni il dato medio è decisamente più alto: 134,5% in Puglia, 129,9% in Lombardia. Alcuni istituti presentano tassi di affollamento molto superiori: per restare in Lombardia, a fine marzo l’affollamento a Varese era del 164%, a Bergamo e a Busto Arsizio del 165% e a Brescia addirittura del 185%!
Cresce l’età media dei detenuti. Per anni la maggioranza della popolazione carceraria aveva meno di 40 anni di età; dal 2015 sono questi sono scesi al 45%, mentre gli over 40 sono saliti al 55%. Gli over 60, che 10 anni prima non arrivavano nemmeno al 5%, ora sono il 9.5%.
È cambiata anche la posizione giuridica dei detenuti. La riduzione del ricorso alla custodia cautelare fa crescere, in proporzione il numero di persone con una condanna definitiva: erano il 56,9% nel 2011, sono il 69,6% dei presenti al 31 dicembre 2021. I detenuti sono dunque sempre più avanti con gli anni, sono sempre più spesso definitivi e scontano condanne sempre più lunghe. Il che probabilmente spiega il fatto che calo degli ingressi e crescita delle presenze riescano ad andare a braccetto.
Oltre i numeri e le percentuali, l’associazione torna a denunciare la non adeguata gestione degli istituti penitenziari.
La frammentarietà del lavoro interno ed esterno e le non facili iniziative per il reinserimento sociale motivano il boom dei ritorni in cella. Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il 38% era alla prima carcerazione. Il restante 62% in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18% c’era già stato addirittura 5 o più volte.
La frammentarietà del lavoro interno ed esterno e le non facili iniziative per il reinserimento sociale motivano il boom dei ritorni in cella. Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il 38% era alla prima carcerazione. Il restante 62% in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18% c’era già stato addirittura 5 o più volte.
(a.r.)