Numeri allarmanti nelle nostre carceri

Rapporto annuale dell’Associazione Antigone sulla detenzione in Italia

Nelle carceri italiane nel 2021 ci sono stati 57 suicidi e sono 21 quelli registrati nei primi mesi 2022. È questo uno dei dati più allarmanti riportati nel XVIII rapporto sulle condizioni di detenzione nelle carceri italiane presentato nei giorni scorsi dall’associazione Antigone, frutto di cento visite in diversi penitenziari del nostro Paese. “Importante notare – osserva Antigone – come l’Italia sia tra i Paesi europei quello con il più alto tasso di suicidi nella popolazione detenuta mentre è tra i Paesi con i tassi di suicidio più bassi nella popolazione libera”.
Preoccupante è però la situazione generale. Il totale dei presenti in carcere, drasticamente sceso durante il primo anno della pandemia, è tornato a crescere. Si è passati dalle 53.364 presenze della fine del 2020 alle 54.134 della fine del 2021. A fine marzo 2022 i detenuti nelle carceri italiane erano 54.609. Le donne erano 2.276, (4,2%), gli stranieri 17.104 (31,3%). Un altro dato che colpisce riguarda i 19 bambini di età inferiore ai tre anni che al 31 marzo 2022 vivevano insieme alle loro 16 mamme dentro un istituto penitenziario.
Il tasso ufficiale medio di affollamento è del 107,4%, ma in alcune regioni il dato medio è decisamente più alto: 134,5% in Puglia, 129,9% in Lombardia. Alcuni istituti presentano tassi di affollamento molto superiori: per restare in Lombardia, a fine marzo l’affollamento a Varese era del 164%, a Bergamo e a Busto Arsizio del 165% e a Brescia addirittura del 185%! 
Cresce l’età media dei detenuti. Per anni la maggioranza della popolazione carceraria aveva meno di 40 anni di età; dal 2015 sono questi sono scesi al 45%, mentre gli over 40 sono saliti al 55%. Gli over 60, che 10 anni prima non arrivavano nemmeno al 5%, ora sono il 9.5%.
È cambiata anche la posizione giuridica dei detenuti. La riduzione del ricorso alla custodia cautelare fa crescere, in proporzione il numero di persone con una condanna definitiva: erano il 56,9% nel 2011, sono il 69,6% dei presenti al 31 dicembre 2021. I detenuti sono dunque sempre più avanti con gli anni, sono sempre più spesso definitivi e scontano condanne sempre più lunghe. Il che probabilmente spiega il fatto che calo degli ingressi e crescita delle presenze riescano ad andare a braccetto.
Oltre i numeri e le percentuali, l’associazione torna a denunciare la non adeguata gestione degli istituti penitenziari.
La frammentarietà del lavoro interno ed esterno e le non facili iniziative per il reinserimento sociale motivano il boom dei ritorni in cella. Al 31 dicembre 2021, dei detenuti presenti nelle carceri italiane, solo il 38% era alla prima carcerazione. Il restante 62% in carcere c’era già stato almeno un’altra volta. Il 18% c’era già stato addirittura 5 o più volte.              
(a.r.)