Due secoli di storia del Passo della Cisa

Un libro di Bruno Molinari ne racconta vicende ignote, nascoste e spesso dimenticate. Le prime dogane e la lotta al contrabbando.  I progetti di Luigi Molinari, imprenditore visionario. La trattoria, la pensione, la chiesa, la colonia… 

Gli edifici al Passo della Cisa all’inizio degli anni Trenta

C’è un luogo che unisce genti e culture, che affascina escursionisti e viandanti, che è allo stesso tempo punto di arrivo, tappa e luogo di transito per uomini, traffici e commerci: è il valico; nel caso della Lunigiana settentrionale il Passo, quello con la “p” maiuscola, non può che essere quello della Cisa, da dove il “marino” si spande nelle valli della Pianura Padana, dove le cime innevate delle Alpi si scorgono così vicine da suscitare sempre l’interrogativo sulla loro reale presenza o sull’abbaglio di un inatteso miraggio.
Quella quota, 1041 metri sul livello del mare, la si impara fin da piccoli e di fronte al cartello del Passo hanno “preso” foto-ricordo generazioni di persone dagli inizi del Novecento fino a quei moderni pellegrini che oggi percorrono la Via Francigena e per i quali la Cisa è l’ultimo ostacolo da superare, la porta per la discesa verso il mare. Così il “Passo” non è solo il luogo del cuore, ma anche quel punto fermo senza il quale saremmo tutti un po’ troppo disorientati, anche se troppo spesso ne ignoriamo la storia.
Ora ci viene in soccorso il bel libro di Bruno Molinari “Il Passo della Cisa. Storia, protagonisti, curiosità”, distribuito proprio in queste settimane e che sta conoscendo un successo editoriale forse inatteso. Del resto chi meglio di lui, nato nel 1947 proprio sul Passo, avrebbe potuto proporre un testo che alla storia degli ultimi duecento anni unisce sentimenti e sensazioni di chi in quel luogo non solo ha aperto gli occhi e vi è stato battezzato, ma ci è cresciuto, ha trascorso buona parte della sua giovinezza e dove torna quasi ogni giorno? E poi quel cognome, Molinari, legato indissolubilmente al Passo della Cisa a tal punto da essere diventato vera e propria simbiosi tra una dinastia e una località.

La pensione Molinari al Passo della Cisa all’inizio del secondo decennio del Novecento

Come spesso accade il libro è nato quasi per caso, naturale conclusione di una ricerca più limitata e specifica: come spiega l’autore, da quella piccola sorgente di notizie è poi scaturito un corso ricco d’acqua di storia e memorie, “il fiume storico della Cisa”, ignoto ai più perché “sepolto come i sassi di Santa Maria”, l’antico xenodochio dei primi secoli del Medioevo, del quale restano soltanto poche pietre nascoste sotto i prati a valle del crinale, a poche centinaia di metri oltre il confine, in territorio parmense.
Da alcuni decenni il Passo della Cisa si presenta in una veste ben poco mutata nel tempo e se si osserva anche con attenzione il luogo non è facile comprendere quale ne sia stata l’evoluzione. Il libro di Bruno Molinari ci riesce con notevole semplicità ed efficacia; perché non pretende di essere la summa ma si propone di condurci per mano alla scoperta della Cisa di oggi, facendoci comprendere come e quando l’intervento dell’uomo ne abbia determinato l’aspetto. Una storia che accenna alla Cisa romana del Monte Valoria, ci svela la posizione di quell’hospitale di Santa Maria, per arrivare a concentrarsi poi sull’evoluzione puntuale del luogo in un percorso che si svolge dall’inizio dell’Ottocento per giungere a noi.

Agosto 1921: inaugurazione della chiesetta al Passo della Cisa

Una ricca appendice di immagini illustra l’evoluzione del Passo delineata nel testo: la storia della Cisa si intreccia con quella di uomini e donne che là hanno scelto di investire e vivere. Foto di famiglia si affiancano alle cartoline e ai progetti degli edifici che nel tempo si sono aggiunti gli uni agli altri. Si inizia con la Dogana, presenza indispensabile in un territorio dove il contrabbando era di casa, esercitato – spiega l’autore – “sin dal 1756” da vere e proprie carovane anche di “150 contrabbandieri con molte bestie da soma scortati da altri 50 circa armati di fucili”! Si prosegue con la trattoria e la pensione, negli anni dei Molinari; è Luigi “il vero capostipite dei Molinari della Cisa”, visionario “pioniere che con tanta tribolazione ha intravisto e realizzato un futuro su quel Passo deserto”.
Progetti trasformati in realtà a caro prezzo, ad iniziare dalla scomunica e la messa all’indice da parte della Chiesa per aver acquistato, nel 1868, beni un tempo di proprietà ecclesiastica, sequestrati e messi in vendita all’asta dal neonato Regno d’Italia. Un “fondo”di oltre duecento ettari che abbraccia il crinale, alla base della storia di una dinastia, fonte anche di tante amarezze e difficoltà, ma volano per la nascita e lo sviluppo di un luogo dove, entro i primi decenni del Novecento, oltre alla nascita della pensione Molinari e alla trasformazione della trattoria in ristorante, sarebbero sorte ville, case vacanza, la ben nota chiesa e una colonia. La storia di un luogo nella quale si fondono memorie personali e collettive e che oggi, con la lettura di questo libro, possiamo osservare con uno sguardo più consapevole.

Paolo Bissoli