Affamati d’amore. I disturbi alimentari malattia curabile

I libri a volte hanno titoli un po’ misteriosi se non intriganti: è il caso di Affamati d’amore (pagg. 144, 16 euro, Solferino 2022) di Fiorenza Sarzanini da poco in libreria, potrebbe far pensare a un romanzo di passioni travolgenti, data l’intensità semantica di quell’affamati, invece documenta la malattia grave ma presa poco in considerazione dei disturbi alimentari. Chi ne è colpito richiede attenzione e si tormenta di non saperla comunicare: è fame d’amore. Il libro della giornalista e vicedirettrice del Corriere della Sera il 12 maggio è stato da lei presentato nel Centro Residence Madre Cabrini DCA di Pontremoli alla presenza di una quarantina di ragazze che ne sono ospiti o vi ricevono assistenza. I tanti aspetti della malattia psichiatrica sono stati indicati dal direttore sanitario Lorenzo Loverso, da Chiara Montalto neuropsichiatra, da Benedetta Spaccini psicologa che operano nel CDA di Pontremoli, moderatrice Laura Dalla Ragione della rete DCA USL dell’Umbria, col saluto del sindaco Jacopo Ferri e di Amedeo Baldi della Società della Salute.
Anche nel nostro territorio il disagio psicologico è molto cresciuto, c’è più ansia, più depressione, situazioni di tempesta dentro di sé che interagiscono col disturbo alimentare. Fiorenza Sarzanini in Affamati d’amore ha messo insieme conoscenze scientifiche medico-psichiatriche ed esperienza personale. A 23 anni era già giornalista del più diffuso quotidiano romano, si è ammalata, è stata molto male per un anno: mangiare e vomitare era regola quotidiana. In famiglia l’insistente esortazione “devi mangiare” creava danni più gravi. Un giorno percepisce di essere malata quando al mare viene ripresa in una foto: non si riconosce in quel corpo e scatta la determinazione “voglio una altra me”.
Sono passati trenta anni, ha fatto una carriera di prestigio. Ha scritto il libro per dare consapevolezza ai tanti giovani, anche maschi (che faticano di più a farsi curare, a farsi scoprire), che i disturbi alimentari sono curabili, bisogna intervenire per tempo, non sottovalutarli, liberarsi da pregiudizi. Sono una patologia moderna, complessa in cui incidono anche fattori genetici, ma soprattutto clinici. I centri specializzati di cura non sono tanti, specialmente quelli pubblici, ma ci sono e vi operano specialisti preparati. Oltre le competenze nutrizionali sono tante le aree chiamate in causa: psicologica, medica, scolastica, ricreativa, sportiva, individuale e di gruppo, familiare. L’obiettivo è ripristinare una alimentazione adeguata, riabilitare un’armonia mente-corpo, ricostruire relazione con gli altri. Il male porta alla solitudine, malata è la mente, non il corpo sul quale si scaricano reazioni nervose alterate, stati d’animo, emozioni, umori.
La terapia è attraverso il corpo e il cibo traduce gli effetti della condizione psichica; riavere il contatto con la realtà è la via d’uscita, senza sensi di colpa, che anziché aiutare allontanano la soluzione della malattia psichiatrica con coinvolgimento doloroso anche dei familiari, che percepiscono come un loro fallimento non esser riusciti a portare aiuto. Gli interventi di tre ragazze hanno richiamato il loro percorso terapeutico ancora non arrivato alla meta, ma hanno manifestato consapevolezza e volontà di farcela, rifiutando anche le idee di chi divide la realtà in due poli nettamente contrapposti di positivo e negativo: ci sono tante vie intermedie che aiutano a capire, a mettere ordine, senza fare tanta pressione, senza stressare.

Maria Luisa Simoncelli