Il Museo delle Statue Stele su “Bell’Italia” di marzo
L'ultima stele ritrovata, quella nei pressi del Monte Galletto a Pontremoli
L’ultima stele ritrovata, quella nei pressi del Monte Galletto a Pontremoli

Ha suscitato un certo entusiasmo l’ampio servizio che “Bell’Italia” dedica nel numero di marzo al Museo delle Statue Stele Lunigianesi, protagoniste assolute di un servizio fotografico capace di suscitare interesse anche nel lettore più distratto. Un’ulteriore prova della bontà del progetto affidato allo Studio Canali di Parma e del richiamo che questi reperti preistorici continuano ad avere su un pubblico sempre più vasto. Il popolare magazine fondato nel 1986 dal gruppo Giorgio Mondadori ed entrato nell’orbita dell’editore Cairo nel 1999, ha riservato una decina di pagine agli idoli di pietra senza dimenticare Pontremoli e con qualche riferimento ad altre località della Lunigiana “terra austera e verdissima punteggiata di rocche e di pievi”.
Cristina Gambaro, autrice del servizio corredato dalle fotografie di Gabriele Croppi, ha scelto di partire dalla fine; da quella testa di statua stele trovata sul fianco di Monte Galletto e di recente acquisita alla collezione del Museo dove è stata inserita nel percorso di visita diventando subito una “star”.
“La visita al Museo – si legge nell’articolo – è un viaggio nel tempo che comincia già dalla strada per arrivare al Castello del Piagnaro… Si sale a piedi (o con il più comodo ascensore) attraverso il quartiere più antico di Pontremoli”. Segue una descrizione del castello e delle sale lungo l’innovativo percorso delineato dall’arch. Guido Canali, con alcune “soste” di fronte ai reperti giudicati più degni di nota attraverso i quali l’autrice si cimenta con la spiegazione di un fenomeno, quello dei menhir lunigianesi, non certo semplice da divulgare. Ma in aiuto vengono quelle sculture realizzate anche più di cinque millenni fa, opera di una o più popolazioni che hanno abitato la valle della Magra fino all’arrivo dei Romani.
E neppure la giornalista di Bell’Italia resta indifferente all’emozione della grande sala al primo piano dove sono radunate le statue stele venute alla luce in loc. Stallone all’inizio degli anni Duemila.
“Per avere un’idea dell’emozione che dovevano trasmettere – scrive infatti – bisogna salire al primo piano dove sono allineate le sette statue stele di Groppoli, rese misteriose dall’illuminazione che le fa emergere dal buio ricreando l’antica sacralità”.

(p. biss.)