“Come sentinelle per scorgere i pericoli e indicare la strada della vita buona”

Nel Duomo di Pontremoli l’omelia di monsignor Gianni Ambrosio al pontificale in onore di S. Geminiano

Il Pontificale celebrato in Duomo lunedì 31 gennaio nella festività di San Geminiano, patrono di Pontremoli

In un duomo pieno al limite delle possibilità concesse dalle norme in vigore, mons. Gianni Ambrosio, Amministratore apostolico della diocesi, ha celebrato il suo primo pontificale in onore del vescovo Geminiano, patrono della città di Pontremoli. L’anno scorso, a ridosso della rinuncia del vescovo Giovanni Santucci, era stato infatti un illustre “figlio” della Lunigiana – mons. Alberto Silvani, al tempo vescovo di Volterra, oggi emerito – a presiedere il pontificale delle 18. Oltre ai tanti fedeli, erano presenti in chiesa la autorità civili, guidate dal sindaco Jacopo Ferri, quelle militari e, come è tradizione ormai da diversi anni, rappresentanti della Confraternita di S. Geminiano di Modena.
All’Offertorio, il sindaco di Pontremoli e il priore della Confraternita di Modena, hanno consegnato nelle mani del celebrante rispettivamente un cero e un’anfora di olio. Nell’omelia, il vescovo Gianni ha ricordato che “la festa del patrono ravviva il ricordo di una scelta fatta nel passato e diventa motivo di un più sentito senso di appartenenza a questa città e a questa terra”. Proprio per questo motivo, “una festa di famiglia che abbraccia tutti, i pontremolesi di ieri e di oggi, quelli qui presenti e quelli lontani”.

Mons. Gianni Ambrosio

Una scelta, quella del popolo di Pontremoli di porre la città sotto la protezione di questo santo, originata dalla consapevolezza di “ciò che egli aveva fatto per Modena e non solo per Modena, come testimone della fede in Dio contro le eresie, come difensore della vita dei cittadini contro le guerre, come vincitore nella lotta contro il potere del male”. Tutto questo ci ricorda che “facciamo parte di un popolo che ha radici culturali e religiose ben fondate e in san Geminiano riconosciamo il segno di unità, di convivenza pacifica, di vita buona secondo il Vangelo di Gesù”.
La festa del patrono è, quindi, occasione per “rinnovare la nostra fiducia nel Signore di fronte alle tante difficoltà della vita”. In particolare, “l’esperienza sofferta di questa pandemia ci invita a riconoscere che abbiamo molto bisogno di recuperare questa fiducia nel Signore e di accogliere la benedizione del Signore per l’intercessione del nostro patrono”. Mons. Ambrosio ha poi invitato a “pregare per tutta la comunità. Ricordiamo al Signore chi ci ha trasmesso la vita illuminata dalla luce della fede. Ricordiamo al Signore chi è stato chiamato a servire in modo responsabile la vita della comunità. Ricordiamo i giovani e gli anziani, i malati e i bisognosi, i genitori e gli educatori. Ricordiamo chi ha perso la luce della fede e la forza della speranza… san Geminiamo ci aiuti ad avere un cuore dilatato dall’amore verso Dio e verso i fratelli e le sorelle”.

L’offerta del cero da parte del sindaco di Pontremoli, Jacopo Ferri

Nei passi della parola del Signore proposti dalla liturgia, il vescovo Gianni ha individuato tre inviti. Il primo giunge dal profeta Ezechiele: “cercare il bene, tutto ciò che custodisce e fa crescere la vita”. Ce lo insegna “la figura della sentinella, che custodisce la vita del popolo con la sua attenzione, con il suo ascolto. Il profeta esorta tutti alla vigilanza, ad essere come sentinelle per scorgere i pericoli e indicare la strada della vita buona, della pace. È ciò che ha fatto san Geminiamo… ha ascoltato il bisogno delle persone a lui affidate e ha cercato il loro vero bene, ha combattuto il male in ogni sua forma”. C’è, poi, l’invito al servizio che viene da S. Paolo (I lettera ai Corinti). L’apostolo ha avuto la vita cambiata dal Vangelo e “si è fatto servo di tutti per annunciare il Vangelo stesso e donarci Gesù”.

Il dono dell’olio da parte del priore della Confraternita di Modena

“Ciò che è avvenuto per Paolo, ha ricordato mons. Ambrosio, è avvenuto anche in san Geminiamo e avviene in tutti coloro che, animati dalla fede, diventano dono di vita negli incontri, nelle relazioni, nel dialogo, nel rispetto. Siamo chiamati a vivere il servizio nell’adoperarci per fare il bene agli altri, per aiutarli a risollevarsi dalle loro miserie e difficoltà, per avere una comunità che educa al bene e così arricchisce tutti, superando atteggiamenti e comportamenti che dividono la comunità”.
Dal brano evangelico giunge il terzo invito: “vivere con uno sguardo nuovo, lo sguardo pieno di compassione”. “Lo sguardo di Gesù… arriva al cuore… Per Lui guardare e amare sono la stessa cosa. Quando anche noi impariamo ad avere questo sguardo, quando troviamo la capacità di commuoverci, allora siamo in comunione con Dio e con i fratelli”. Da qui l’esortazione a “pregare il Signore perché mandi operai nella sua messe, operai che sanno commuoversi, che sanno amare e donare”.
A conclusione, l’auspicio che “l’intercessione di san Geminiano e la sua testimonianza del vangelo di Gesù accompagnino il cammino di questa comunità che celebra il suo santo patrono”. (a.r.)