Le architetture di Franco Oliva alla Spezia
Il Palazzo del Governo, realizzato negli anni Venti su progetto dell’arch. Oliva

Francesco Oliva ingegnere, architetto, incisore, nacque ad Alghero nel 1885 e morì alla Spezia nel 1952, all’età di 67 anni.  Tra il 1901 ed il 1906 il padre Marco fu sottoprefetto della città ed il sedicenne Francesco lo seguì. Studiò a Torino alla scuola di Annibale Rigotti e, nel 1911, fu assieme al poeta e saggista Ettore Cozzani, direttore dell’Eroica, importante rivista di Poesia che proclamava l’unità delle arti, come manifestazioni dell’unica Poesia “espressione del divino nella vita umana”.  Dai disegni che illustrano il racconto “Gli amanti di Morgana” del Cozzani, si avverte l’interesse del giovane architetto verso la Secessione viennese che ispirò la prima fase della sua architettura.

Le numerose opere, realizzate principalmente alla Spezia e dintorni, fanno di Franco Oliva un personaggio di indubbio successo professionale. Segnalo tra queste: il teatro Cozzani (1920), con i rilievi di Angiolo del Santo; il palazzo del Ghiaccio (1923), dove gli animali polari furono plasmati da Augusto Magli, suo collaboratore in molte altre opere; villa Marmori (1923), di gusto tardo Liberty, oggi Conservatorio Giacomo Puccini; Villa Castagnola a Gaggiola (1924-1927), scenografico fabbricato che nel 1932 fu sede del Vescovado; il giardino e l’ampliamento di villa Marigola a Lerici (1927); il palazzo del Governo (1928), sede della Provincia; il Teatro Civico (1933), una delle sue opere più riuscite; la casa dei Fasci (1934-1938), attuale Palazzo comunale; la chiesa dei Santi Andrea e Cipriano all’ospedale cittadino (1932-1934); il teatro comunale di Bagnone (1937).
Su Piazza Europa affacciano due edifici che riassumono la svolta creativa dell’architetto, maturata intorno agli anni Trenta, compresa tra le forme eclettiche del Palazzo del Governo e quelle più austere e razionaliste dell’odierno Palazzo comunale.
Tutta l’opera di Franco Oliva fu permeata da quella continua integrazione delle arti che si esprimeva sia nella capacità di collaborare con altri maestri, sia nella personale attitudine progettuale.  Egli sapeva, attraverso un accurato studio di dettaglio, associare materiali, scelti con estrema cura, in pregevoli forme strutturali e decorative.  Un esempio eloquente di questa poetica, in grado di procedere dal generale al particolare, si rivela nel salone del Palazzo del Governo (1925-1928) dove una regia unica coordina le specchiature delle porte lignee, i rivestimenti marmorei, gli arredi, le bronzee candelabre con luce elettrica, le solenni vetrate della loggia.  La struttura seriale di pilastri e travi in cemento armato che sostiene questo edificio è ancora inglobata all’interno di una poderosa muratura, ornata di colonne di statue e di fregi, che la trasformano in una sorta di fortezza con quattro torri angolari.
L’apparato decorativo neorinascimentale, già scomparso nel raffinato zodiaco di Augusto Magli al Teatro Civico, fu, senza mai perdere la qualità del dettaglio, drasticamente ridimensionato nelle opere successive.  Ora sono le lunghe finestre, a tutto sesto, a caratterizzare l’opera dell’architetto: quelle del salone del Palazzo comunale della Spezia; della chiesa dell’Ospedale; del Palazzo comunale di Lerici (1934-37) o della Sacra Famiglia di Fratta Polesine, in provincia di Rovigo (1934-1939) dove, sovrapposte in tre ordini, diventano una sorta di traforo della facciata. 
La Seconda Guerra Mondiale fu uno spartiacque e l’architettura fu spogliata di ogni ornamento plastico ritenuto superfluo, e, come rivela la facciata della chiesa Abbaziale di Santa Maria Assunta, progettata nel 1947 e realizzata tra il 1951 ed il 1954, anche l’opera di Franco Oliva ne fu coinvolta. (r.g.)