
Eretta nel 1822 la diocesi, era necessario disporre di una chiesa adeguata. La scelta cadde sulla chiesa di San Francesco dei frati Minori Osservanti, che attraverso ampliamenti e modifiche divenne l’attuale Duomo

Fatta la diocesi ci voleva una cattedrale; il 18 febbraio prossimo il cardinale Pietro Parolin presiederà l’Eucarestia per solennizzare il bicentenario dell’istituzione della diocesi di Massa proclamata da papa Pio VII il 18 febbraio 1822. Il primo vescovo Francesco Zoppi ribadì subito che era necessario disporre di una chiesa adeguata alle funzioni di una diocesi. Massa, città capoluogo del piccolo ducato dei Cybo Malaspina, creato nel 1554 per Alberico I nipote del genovese papa Innocenzo VIII Cybo, non aveva molte chiese, la più antica e importane era la pieve, poi collegiata di San Pietro.
I duchi mirarono sempre ad elevare Massa a sede vescovile, per averne i requisiti sostennero spese e iniziative per i restauri della collegiata di San Pietro dalla statica precaria; subì un nuovo grosso crollo nel 1672, costruita su terreno instabile con ripetuti smottamenti nello spazio sudovest dell’attuale piazza Aranci. Il duca Alberico II decise di costruire una nuova collegiata nella Massa “nuova” a sud, ma, arrivata già al secondo ordine di elevazione, l’opera fu abbandonata per i grossi problemi di stabilità e smottamenti anche qui riscontrati e si tornò ai rifacimenti dell’antica collegiata di San Pietro su progetti modificati di padre in figlio dagli architetti Innocenzo e Alessandro Bergamini e la guida di Francesco Boschetti capomastro della fabbrica di San Pietro a Roma.

Nel 1701 i restauri e le ricostruzioni erano terminati, la chiesa fu arricchita di beni e di entrate con l’antico intento di avere la diocesi. Nel 1807 nel contesto della politica anticlericale del tempo rivoluzionario francese, per dar respiro alla piazza, la chiesa fu demolita per sovrano decreto dei coniugi Felice Baciocchi ed Elisa Bonaparte del regno d’Etruria, i suoi arredi e marmi furono venduti e dispersi a largo raggio, alcuni arrivarono anche a Pontremoli.
I canonici si ritirano nella chiesa di San Francesco dei frati Minori Osservanti, che prende titolo anche di San Pietro, e diventa attraverso ampliamenti e molte modifiche l’attuale Duomo di Massa, cattedrale della diocesi finalmente istituita. Il piccolo oratorio, costruito insieme al Convento fondato nel 1477, nel tempo si era ingrandito, arricchito di marmi e quadri con funzione di cappella privata dei Cybo; restano poche documentazioni, ma nella relazione della visita apostolica nel 1584 del vescovo Angelo Peruzzi si osserva che era “abbastanza grande e in buone condizioni sia nella struttura sua che degli edifici annessi” del convento.

Doveva essere però di dimensioni molto inferiori a quelle “monumentali” che ha oggi la cattedrale, risultato di successivi interventi, soprattutto eseguiti nell’Ottocento con disegno unitario e omogeneo e l’effetto stilistico è neoclassico. L’unica navata è tutta sviluppata in lunghezza a testimoniare le ripetute aggiunte e ha due appendici a destra della cappella del Santissimo Sacramento, già cappella ducale, e del Battistero già cappella delle Stimmate con fonte battesimale di Riccomanni, invece a sinistra c’è contiguità coi locali dell’antico convento oggi inglobato nel Seminario vescovile.
Notizie chiare le fornisce Massimo Bertozzi nella sua monografia sul Duomo di Massa con fotografie di Antonio Cozza, edita da Pizzi nel 1992. Gli altari della navata sono otto tutti con lo stesso impianto architettonico, distinti per colorazione dei marmi e piccole decorazioni. L’altare dedicato a San Giuseppe ha nella pala centrale una Adorazione dei Magi del carrarese Giacomo Grandi e dagli stemmi risulta che era dei Venturini lunigianesi trasferitisi a Massa. Gli altari del Crocifisso e della Madonna del Rosario, frontali nel transetto, sono due delle poche opere scampate alla dispersione della vecchia collegiata.
La zona presbiterio e abside è la più trasformata: eliminata la balaustra per le decretazioni liturgiche del Concilio, l’altar maggiore con candelieri e Crocifisso di Ferdinando Tacca si trova in posizione arretrata, fu costruito per accogliere l’affresco del Pinturicchio staccandolo dalla cappella Cybo in S. Maria del Popolo a Roma e ora sopra l’altare del SS. Sacramento del transetto destro che ha una tela laterale con Madonna attribuita a Filippo Lippi.
Le sculture che fanno belli altari ornati di putti volteggianti e cappelle ornate di statue e composizioni floreali danno alla cattedrale il decoro adeguato alle sue funzioni. Completamente ricostruita la facciata e per ultima. Da due riproduzioni risulta che la facciata originale aveva due ordini sovrapposti e non ebbe mai il rivestimento in marmo: è arrivata spoglia e disadorna fino al Novecento. Oggi si presenta con due ordini sovrapposti di tre grandi arcate sorrette da due colonne con elegante gioco di pieno e vuoto e sovrastante timpano triangolare. Ampliando la facciata fu necessario modificare anche la scalinata che si allarga verso la strada.
Maria Luisa Simoncelli