Non santi ma combattenti

C’è tanta Lunigiana nell’ultimo libro di Corrado Leoni. Sono persone, storie e costumi che in gran parte non esistono più, travolti dall’evoluzione della società, anche quella locale. Il tempo della narrazione è quello dell’ultimo conflitto bellico, i luoghi quelli dell’alta valle dell’Aulella: qui si dipanano le storie di tanti personaggi che attorniano i protagonisti. “Partigiani. Non santi ma combattenti” (casa editrice Kimerik 2021, pagg. 431, 16 euro) è il titolo che ancor prima di aprire il libro svela contesto e ruoli nei quali si calano gli abitanti dei paesi di quelle vallate ai piedi delle Alpi Apuane, tra le più coinvolte dalle tragiche vicende degli ultimi due anni della seconda guerra mondiale.
Eppure circoscrivere a guerra e Resistenza il romanzo di Corrado Leoni sarebbe darne un limite troppo ristretto; dalle pagine, infatti, emerge uno spaccato ben più ampio della vita di comunità reali, che l’autore conosce bene. Ad emergere subito è infatti la vita di queste, con i suoi ritmi quotidiani, le piccole vicende locali, il duro lavoro, le celebrazioni religiose, i rari svaghi; ma anche l’inquietudine di quello sguardo rivolto lontano, a quanto accade nel resto d’Italia (dove l’astro di Mussolini sta compiendo la parabola verso il tramonto) e soprattutto verso quei fronti dove sono stati inviati molti giovani uomini (padri, mariti, fratelli, fidanziati…) alcuni dei quali non danno più notizie e altri sono già dichiarati “dispersi”.
L’arresto del Duce, le trattative per l’Armistizio con gli Alleati, i Tedeschi divenuti nemici nel breve volgere di poche ore… fatti la cui eco arriva anche in questo angolo di Lunigiana, prima con il suono ovattato tipico delle catastrofi che si annunciano da lontano, poi con lo stravolgimento di una vita che solo pochi anni prima sembrava poter continuare immutabile.
Quando le prime forme di Resistenza contro l’occupazione nazifascista compaiono sulla scena il racconto è già in fase avanzata e il clima nella società locale è favorevole, anche se i personaggi ancora lo ignorano. Solo pochi sono quelli “pronti”: uno di questi è Domenico che torna dalla guerra ma non per rientrare negli abiti consueti, bensì paracadutato per organizzare la guerra di Liberazione in zona d’occupazione. Collocate a ridosso della Linea Gotica – destinata a diventare il nuovo, sanguinoso fronte di guerra dall’estate 1944 – sono aree strategicamente troppo importanti perché l’esercito di occupazione possa accettare la presenza di sempre più numerose e organizzate formazioni di “ribelli”.
Così attorno a Domenico, a Sante e agli altri personaggi principali si sviluppa una trama complessa, nella quale i lettori non faticheranno a riconoscere personaggi che furono davvero protagonisti di quei venti mesi, fra strategie e azioni militari, sospetti ed esaltazioni, lutti e tragedie. Sono i mesi delle stragi che l’autore delinea con tratti anche crudi che fanno riemergere quella disumanità che provocò migliaia di vittime tra Apuane e Appennino.
Naturalmente il romanzo di Leoni non vuole essere un racconto fine a se stesso, bensì intende delineare un tassello di quel grande mosaico che è la Storia. E per farlo si rifà alla memoria dei personaggi attraverso i quali fissare i fatti tragici di quei lunghi e terribili mesi. Conoscere per essere consapevoli, ricordare per tramandare, perché la memoria di ieri possa entrare a far parte del patrimonio delle generazioni di oggi e di domani.

Paolo Bissoli