

Cercando di spingere lo sguardo oltre i confini nazionali – segnati da una crisi della politica italiana certificata ormai oltre ogni dubbio dalla fumata nera delle prime votazioni per la scelta del nuovo inquilino del Colle – l’argomento che suscita maggiore apprensione per gli sviluppi che potrebbe avere nelle prossime settimane è senza dubbio la crisi Russia-Nato-Unione Europea sul destino dell’Ucraina.
Un Paese sul quale Putin ha buon gioco a sfoderare tutta la retorica possibile, secondo la quale Russia e Ucraina e i loro popoli (una ulteriore conferma della capacità del populismo di saper affascinare le folle) sono per storia e cultura legate da vincoli che rendono impossibili la loro divisione. Una versione pro domo sua che in realtà maschera il timore che gli oppositori interni possano essere ringalluzziti da modelli ravvicinati di ribellione al regime di Mosca.
Non che Nato ed Europa siano rimaste a guardare nei decenni che hanno seguito la caduta della cortina di ferro. Già diversi Stati del patto di Varsavia hanno aderito alla Nato e sono entrati nella Ue, con relativi sostegni sotto forma di armamenti. Se l’Ucraina dovesse seguire la stessa sorte, la cosa potrebbe diventare inaccettabile per il nuovo zar. Il timore, sempre più vicino alla realtà, è che la Russia – che chiede che l’Ucraina non diventi “mai e poi mai un membro della Nato” – decida di impedire che ciò avvenga invadendo il Paese vicino e “obbligando” Biden e l’Unione Europea a reagire sullo stesso piano per opporsi alle scelte del Cremlino.
Una eventualità presa in esame nei giorni scorsi dai vescovi europei in un appello all’Europa sulla situazione in Ucraina, firmato da mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee). Senza tanti giri di parole, il documento definisce “drammatico il momento di tensione intorno all’Ucraina” e, mentre esprime “la sua vicinanza alle Chiese che sono in Ucraina e a tutto il suo popolo”, invita la Comunità internazionale a sostenere il Paese di fronte al pericolo di un’offensiva militare russa”. A creare timore sono gli schieramenti delle forze militari di quel Paese ai confini con l’Ucraina, visti come “una vera minaccia per la pace in tutto il mondo”.
Contro questo stato di cose i vescovi europei fanno proprio l’invito di Papa Francesco ai “potenti del mondo” a risolvere la crisi “attraverso un serio dialogo internazionale e non con le armi”. Si rimane sbigottiti, all’inizio del 2022, di fronte alla possibilità che in Europa possano di nuovo risuonare gli echi sinistri derivanti da scontri tra eserciti. Sono gli stessi vescovi a chiedere ai potenti di non dimenticare “le tragedie delle Guerre mondiali del secolo scorso e a chiedere che si trovino soluzioni basate sul dialogo e sul negoziato”.
Antonio Ricci