
Diocesi: si è svolto il ritiro spirituale di Natale col clero

Lo scorso 9 dicembre il vescovo Gianni ha convocato i sacerdoti e i diaconi per un breve momento di ritiro spirituale, in occasione del Santo Natale. Infatti nei locali della parrocchia della Ss.ma Annunziata a Bassagrande, l’amministratore apostolico ha rivolto gli auguri ai presenti, esortando tutti verso un rinnovato apostolato a servizio delle comunità. In luogo dei singoli incontri vicariali del clero previsti nel mese di dicembre, mons. Ambrosio ha radunato il clero per una occasione di preghiera e di riflessione, e le premesse non sono state disattese: numerosi infatti erano i partecipanti all’incontro.
Confidare nel Signore: Dio c’è e tanto basta.
Camminare insieme come discepoli dell’unico Signore,
nonostante le difficoltà e l’individualismo
“Stiamo per celebrare la festa della nascita di Gesù – ha detto mons. Ambrosio – la nascita del salvatore è la nostra rinascita, è il dono di vita nuova, di un cambiamento del cuore, di una trasformazione interiore della mente”.
Entrando nello specifico della sua riflessione, mons. Ambrosio ha preso a riferimento il capitolo 4° della Lettera ai Galati, per evidenziare come sia importante prendere coscienza della grazia e della gioia di essere figli: san Paolo, come ha sottolineato il vescovo Gianni, è il primo autore del Nuovo Testamento che parla della nascita di Gesù, e fornisce anche la prima attestazione mariana neotestamentaria.
“Per grazia di Dio siamo credenti – ha evidenziato – siamo battezzati in Cristo Gesù, siamo stati chiamati e abbiamo risposto con il nostro sì, seguiamo Cristo che è via, verità e vita, ci nutriamo di lui, pane di vita eterna. Tutto ciò è grazia, è dono, è gioia, è vita vera, vita buona illuminata dalla luce di Cristo, accompagnata da colui si è fatto nostro fratello, nostro compagno di viaggio”.

Mons. Ambrosio ha poi posto ai presenti l’interrogativo su come viene vissuta oggi la fede in Gesù Cristo e se la Chiesa viene percepita come una realtà solo umana. “Che grande grazia poter vedere persone, laici o presbiteri, che non pensano di essere all’origine di tutto e lavorano come strumenti dell’iniziativa di un Altro: sono il tramite di un Altro: questa è la vocazione e la vita cristiana, questa è la fede vissuta”.
Infine il vescovo Gianni ha suggerito alcune proposte come segni concreti in vista di una vita vissuta nella fede.
La prima: confidare nel Signore: Dio c’è e tanto basta: “in mezzo alle difficoltà, come avvenne per Francesco, il Signore ci chiama a fidarci di lui e a fidarci anche di noi tutti che siamo suoi figli, con una vocazione comune e con compiti diversi”. Un accenno poi al nuovo vescovo: “un conto è riconoscere a parole il significato e l’importanza del suo ministero di pastore: questo è già una grande cosa. Ma sarebbe però poca cosa se non si riconoscesse che il suo ministero si incarna nella sua umanità sempre limitata e nella grazia che il Signore gli ha donato e gli donerà. Occorre accoglierlo con fede concreta e sincera”.
La seconda: camminare insieme come discepoli dell’unico Signore, nonostante le difficoltà e l’individualismo. E qui l’Amministratore apostolico ha fatto riferimento al cammino sinodale, ringraziando la Commissione diocesana per l’impegno: “È un’occasione di crescita nella fede vissuta che non possiamo sprecare. Siamo al servizio dello Spirito Santo, accogliamo la sua luce per cercare insieme la verità e il bene: questo comporta un animo fraterno e molta disponibilità ad ascoltare”.
E ancora: “se l’individualismo è il virus della nostra cultura occidentale, nella Chiesa questo virus è letale in quanto impedisce di collocare la propria esistenza nella Pasqua di Cristo e di camminare verso la croce pasquale di Gesù”.
Se la Chiesa vuole essere un segno luminoso “dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium, n. 1), soltanto una Chiesa che cammina con gli uomini e le donne del nostro tempo può promuovere il bene comune dei nostri paesi e città e di tutta l’umanità. (df)