
Il Rapporto economico del primo semestre 2021: l’economia provinciale tornerà ai livelli pre-covid solo nel 2023
Anche per Massa Carrara il 2021 si appresta ad essere archiviato come l’anno del “rimbalzo”. A certificarlo è il Rapporto intermedio sull’economia provinciale riguardante i primi 6 mesi dell’anno e presentato la scorsa settimana dai ricercatori dell’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio. La contrazione degli indici economici dovuta alla paralisi delle attività economiche nel 2020 fa sì che, da un punto di vista statistico, si assista nel 2021 – in provincia come a livello nazionale – ad una serie di indicatori con un robusto segno “più”, da non scambiarsi però con un insperato boom economico. Il pil provinciale, del resto, è cresciuto del 6%, un dato in linea con il dato regionale e nazionale, ma non sufficiente a colmare il -9,1% del 2020. Perché l’economia provinciale possa tornare ai livelli pre pandemia, sottolineano i ricercatori camerali, bisognerà attendere il 2023, salvo ulteriori shock. I segni positivi vanno dunque presi per quello che sono: incoraggianti dati congiunturali. Tra questi spiccano l’aumento dell’export provinciale (+80,9%) e quello della produzione industriale (produzione +20%, ma con dati positivi anche per quanto riguarda fatturato, occupazione e ordini), con risultati particolarmente buoni nella meccanica e nella nautica. Anche il turismo sembra essersi riassestato sui livelli pre pandemia, in particolare nel comune di Massa e in Lunigiana, dove le presenze sono aumentate rispettivamente del 23 e del 28%, soprattutto sotto la spinta degli stranieri, aumentati di quasi il 90% rispetto all’anno precedente.
Ma questi e altri dati non possono nascondere alcune difficoltà strutturali, già da tempo in evidenza. Una di queste riguarda l’emorragia del settore artigiano: nei primi 9 mesi del 2021 hanno chiuso i battenti 344 imprese (di cui 225 nel settore delle costruzioni), che ora sono il 6,2% in meno di 12 mesi prima, una variazione grave rispetto al -1,5% regionale e dal +0,2% nazionale. E poi prosegue la crisi del commercio; stretto nella morsa della grande distribuzione da un lato e del commercio elettronico dall’altro, il fatturato totale del commercio al dettaglio e della somministrazione segnerà nel 2021 una crescita di circa l’8%, insufficiente a compensare il pesante -23% del 2020. Soprattutto, da un campione di imprese del settore intervistate dai ricercatori dell’ISR emerge che il 46% di titolari è intenzionato a vendere la propria attività, mentre nessuno ha mostrato volontà ad investire nel biennio 2022-23 in processi di digitalizzazione della propria attività. Si tratta di scelte, secondo i ricercatori, che rischiano di creare un solco ancora più profondo tra le attività on line e quelle tradizionali, alla luce anche di un consumatore medio sempre più attento ad aspetti di modernità e sempre più abituato ad acquistare su piattaforme virtuali. La crisi dell’artigianato e del commercio simboleggia le difficoltà strutturali del sistema economico locale ma, per altri aspetti, è indicativa anche dei grandi cambiamenti produttivi del nostro tempo che iniziano a lambire anche l’economia apuana e lunigianese: a fianco di due settori “tradizionali” in difficoltà, si colloca infatti il boom delle imprese “digitali”, cioè di tutte quelle imprese che offrono prodotti e servizi di tipo informatico per la digitalizzazione di altre imprese, da quelle industriali a quelle commerciali. Se già a fine 2020 l’ISR aveva osservato l’accelerazione nella crescita di queste imprese nel territorio provinciale, i dati di settembre 2021 ne registrano un ulteriore aumento dell’8,2%; un dato superiore a quello italiano e toscano (+7%). In 12 mesi sono nate 33 imprese e 50 nuovi posti di lavoro che portano a 437 il numero delle imprese digitali che sul territorio provinciale danno lavoro a circa 1.300 addetti, incidendo per il 2% sull’economia locale, occupandosi di piattaforme di commercio elettronico, internet service provider, software, elaborazioni dati, clouding, portali web. Non si tratta di realtà di nicchia, ma di un settore strategico per l’economia del futuro che – aggiungiamo noi – potrebbe essere protagonista e volano dell’economia locale, se istituzioni e mondo produttivo saranno capaci di creare le condizioni favorevoli per un ulteriore sviluppo, partendo da un potenziamento dell’istruzione tecnologica, marginale in Costa e assente in Lunigiana.
(Davide Tondani)
Qualità della vita: Massa Carrara 72° nella classifica de Il Sole 24 Ore

Con la fine dell’anno arrivano anche le “classifiche” sulla qualità della vita nelle province italiane, da quella di Italia Oggi a quella, storicamente più conosciuta, de Il Sole 24 Ore. Classifiche che nonostante gli sforzi degli statistici, non riescono a quantificare in maniera oggettiva fenomeni sociali complessi ma che fanno parlare molto di sè, dai cittadini agli amministratori locali. Massa Carrara si colloca al 72° posto a livello nazionale, migliorando di una posizione il risultato del 2020. La provincia apuana si colloca al 55° posto in Italia per quanto riguarda la ricchezza e i consumi e al 17° per quanto riguarda la batteria di indici riguardanti il tempo libero e la cultura; si tratta delle due migliori performance di Massa Carrara sulle sei batterie di indicatori. Pessimi i risultati riguardanti “ambiente e servizi” e “affari e lavoro”, che vedono la nostra provincia rispettivamente 87° e 89°, con un peggioramento in entrambi gli indicatori di 28 posizioni rispetto al 2020. Male anche gli indici demografici che vedono la nostra provincia al 102° posto, tra le ultime in Italia. Tra le province confinanti, La Spezia si colloca complessivamente al 42° posto, Lucca al 58°, Reggio Emilia al 19°; Parma, premiata dalla classifica di Italia Oggi, nella graduatoria del quotidiano confindustriale si trova in 12° posizione. Per il dettaglio dei dati e ulteriori confronti con il resto d’Italia o con la classifica degli anni scorsi, Il Sole 24 Ore mette a disposizione il portale internet https://lab24.ilsole24ore.com/qualita-della-vita/.