Donne della Rivoluzione francese

Pontremoli: la ricercatrice Natalia Caprili ha parlato del suo libro negli incontri della biblioteca

Da sinistra: Elena Rossi, organizzatrice dell’incontro, con Monica Schettino e Natalia Caprili

Natalia Caprili, laureata in filosofia a Pisa e ricercatrice per il corso di Storia delle donne dell’Università di Parigi VIII, nella clausura anticovid ha ripreso i suoi appunti di ricerca tratti dai verbali di arresto della polizia durante la Rivoluzione francese e li ha fatti stampare. Il piccolo libro Cittadine di carta, presentato a Pontremoli in Biblioteca “Cimati”, risente della situazione di isolamento e di emergenza in cui è stato scritto, manca del “labor limae” di rifinitura, degli approfondimenti contestuali, però ha la schiettezza del documento di prima mano, è arricchito di illustrazioni dell’autrice che come professione dominante fa pittura e musica. L’idea cardine è l’importanza della scrittura per capire i momenti di rottura di sistemi consolidati come accadde nel tempo della Rivoluzione francese del 1789. Analogie si possono fare col nostro presente che la pandemia sta rivoluzionando .
Le “donne di carta” sono le autrici di scritti di protesta (pamphlets) in cui le donne di Francia, prive di ogni diritto civile e politico, chiedono ai governi rivoluzionari composti solo di maschi, rivendicano la loro “cittadinanza di carta”, così chiamata in quanto possono far sentire le loro proteste e rivendicazioni solo con la parola scritta o gridata nelle Giornate; furono le prime ad organizzare questa forma di manifestazione popolare che oggi è così diffusa.
Le donne cominciano ad esistere come gruppo sociale, escono dalla sfera privata e appaiono sulla scena politica, trovano spazi di libertà in luoghi-altri, nei cafés accessibili al pubblico anche femminile, diventati durante la Rivoluzione luoghi di critica e di discussioni economiche e politiche. Nel motto rivoluzionario si esaltavano libertà, fraternità e uguaglianza, ma anche il “pugno maschile” dei rivoluzionari varava Dichiarazioni di Principi giuridici che riconoscevano solo all’uomo intelligenza per comprendere e per agire e alla donna grazia e bellezza!
La denuncia politica delle donne, quasi una rivoluzione dentro la rivoluzione, si può dire l’inizio di una rivoluzione di genere – scrive Natalia Caprili – preoccupò gli stessi rivoluzionari che limitarono e poi vietarono la loro attività. Ma le “donne di carta” non rinunciarono all’editoria libraria e giornalistica e alla scrittura, neppure quando furono condannate alla ghigliottina. La strada per la parità di genere nella vita privata e pubblica sarà lunga, faticosa e ancora non è raggiunta la meta, però le “donne di carta” della Rivoluzione francese cominciarono a percorrerla.

(m.l.s.)