Castagne: quest’anno meno quantità ma più qualità

In calo la raccolta (-15% in Lunigiana, dimezzata nel pontremolese) ma i frutti sono più belli e dolci

Meno quantità ma più qualità. Questo è, in estrema sintesi, il bilancio per quanto concerne la raccolta di castagne nel nostro territorio. Infatti, secondo Coldiretti, la raccolta avrà un calo di circa il 15% e con differenze anche notevoli tra alta quota e bassa quota. “Ma le castagne sono più grandi, belle e dolci” assicura Barbara Maffei dell’Agriturismo Montagna Verde di Licciana Nardi manifestando un certo ottimismo anche se, tiene a precisare, “per avere un responso definitivo sul livello del prodotto bisognerà attendere la conclusione del lavoro che porta alla realizzazione della farina”. Comunque l’atteggiamento fiducioso della Maffei sembra trovare conforto dai dati della Coldiretti di Massa Carrara che prevede una produzione in rialzo della farina “Dop” rispetto allo scorso anno quando i quintali certificati furono appena 21 contro i 38 del 2019.

Barbara Maffei nel suo agriturismo "Montagna verde" di Licciana Nardi
Barbara Maffei nel suo agriturismo “Montagna verde” di Licciana Nardi

Ma la qualità va anche ricercata come spiega la Maffei “c’è un lavoro di accurata selezione, sia durante la raccolta, sia durante l’essicazione. È fondamentale eliminare quei prodotti che potrebbero minare la qualità complessiva della farina”. Nella zona dell’Alta Lunigiana il discorso è simile, come ci conferma Marino Giumelli titolare dell’agriturismo “La lanterna e il gilicine” che produce la farina di castagne Dop, anche se è stata più netta la diminuzione “si direi che c’è stato un calo del 50-60%”. La stagione della raccolta è partita tardi, dato su cui hanno influito gli sbalzi meteorologici dei primi mesi autunnali “il caldo di settembre e poi le piogge e la tramontana di ottobre hanno senza dubbio rallentato il processo di maturazione”. Poi il frutto è arrivato, meno abbondante “pochissime castagne a Bassone, qualcosa di più a Torrano” ma decisamente di qualità “sono castagne belle, con una polpa compatta e dolce”.

Un castagneto
Un castagneto

Ma c’è anche un aspetto negativo, evidenziato dalla Coldiretti, ovvero l’abbandono dei boschi e dei castagneti da frutto. Si stima che, nella sola Lunigiana, ci siano almeno quindici ettari di castagneti in stato di abbandono. Questo crea un grande rischio, sottolinea Francesca Ferrari, Presidente della Coldiretti Massa Carrara che è quello di “trovarsi nel piatto castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia che vengono spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai nostri produttori. Per limitare la dipendenza dall’estero c’è bisogno di recuperare i castagneti oggi abbandonati nella nostra bella Lunigiana, e più in generale nella nostra regione, rimetterli in produzione. C’è molto spazio ancora”. Anche per quanto concerne la farina bisogna prestare molta attenzione, a partire dalla tempistica, come sottolineano i produttori “la nostra farina Dop non viene commercializzata, per legge, prima del 15 di novembre. E poi bisogna sempre leggere bene l’etichetta ed assicurarsi che ci sia il logo comunitario. Il rispetto del disciplinare garantisce la qualità”. Un ferreo disciplinare che prevede l’antica essiccazione a fuoco lento nei metati, la selezione manuale e la macinatura a pietra. Un metodo che garantisce l’alta qualità del prodotto. (r.s.)

Buona raccolta anche a Bagnone

Da anni, precisamente dal 1976 per la determinazione del capostipite Sergio, le castagne “bagnonesi” hanno trovato il loro “habitat” nell’Azienda dei fratelli Malatesta, situata lungo la strada provinciale che dalla frazione di Vico conduce a quella di Treschietto, vicino al torrente Acquetta. “Quest’anno, ci dicono Elisa e Stefano Malatesta – coadiuvati dai coniugi Monica e Stefano e dai giovanissimi Francesca e Alessio – a causa del forte vento abbattutosi nei nostri paesi ai primi di ottobre, la quantità delle castagne è diminuita. A terra, anzitempo, sono caduti tappeti di ricci chiusi, però, fortunatamente arriveremo a circa 350 quintali di prodotto veramente di ottima qualità. L’ampio gradile è colmo ed il costante fuoco scoppiettante ci permetterà di gustare la dolce farina molto presto, che valutiamo in circa 100 quintali”. Tutto il raccolto proviene esclusivamente dalle frazioni bagnonesi: Jera, Vico, Pastina, Treschietto… “Non ci siamo spinti, quest’anno, – ci confermano Elisa e Stefano – né sul versante zerasco, né su quello pontremolese. Anche la farina non andrà ai supermercati, bensì ai negozi che vendono prodotti di “nicchia” ed ai nostri tanti clienti provenienti da ogni parte, in primis, dalla provincia di Parma. Il prezzo, visti gli aumenti di qualsiasi tipo che lievitano ogni giorno, resterà quello dello scorso anno, ossia 12 euro al chilo. Da registrare, con soddisfazione, l’adesione di molti ristoranti nell’acquistare non solo farina dolce e gialla, ma anche le svariate confetture, sott’oli e sott’aceti di verdure miste da consumare come antipasti e contorni. A tal proposito abbiamo, infatti, ampliato gli spazi e la già capiente cucina permettendo un lavoro costante per l’intero ciclo dell’anno. Manodopera importante che ci permette di lavorare e far lavorare”. Ivana Fornesi